In Italia le separazioni e i divorzi stanno aumentando; al contempo la discussione sull'accettazione delle coppie di fatto si fa sempre più accesa; infine - già da anni peraltro - Chiesa, opinione pubblica e talk show pseudoilluminati ragionano sulla crisi dei valori famiglia.
Coppie, famiglie, nuclei, sistemi sociali... Si parla sempre di gruppi ma mai di individui.
Cosa succede ai minori in questo caos? Cosa accade e come vive il bambino (proprio quel bambino lì, il figlio di quella coppia che conosci e che si sta separando) il disfacimento del legame che univa i suoi genitori, i due adulti che per lui avrebbero dovuto essere guida, sicurezza e affetto?
Ho lavorato diverse volte con minori appartenenti alla così detta sfera delle "separazioni conflittuali" e per prima cosa sostituirei il termine "conflittuale" con il ben più calzante "bellicose". Perché di vere e proprie guerre si tratta: combattute a suon di denunce reciproche (dalle più classiche alle più fantasiose), caratterizzate da violenze fisiche e verbali delle più varie, condite di squalifiche reciproche e portate avanti a suon di colpi bassi.
E i bambini in tutto questo dove sono? Purtroppo - sempre più spesso - sono seduti in prima fila a godersi lo spettacolo.
Se sono fortunati!
Peggio accade se sono direttamente coinvolti nella guerra dei "grandi" e devono arrabattarsi a mediare la comunicazione tra i genitori o arrangiarsi a chiamare le forze dell'ordine per sedare le risse più violente o addirittura (eh si, credetemi, l'ho visto con i miei occhi) a scimmiottare i messaggi squalificanti che un genitore vuole inviare all'altro.
Purtroppo nessuno ricorda che il risultato delle guerre è sempre lo stesso: nessun vero vincitore e tanti cadaveri sul campo di battaglia!
E i cadaveri, la storia ce lo insegna, sono sempre dei più deboli. In questo caso i figli. Che escono da questi conflitti squarciati nell'animo, distrutti nella loro identità e sfiancati nel fisico e nella mente.
E perché succede questo?
Perché i "grandi" (che virgoletto non per lasciare spazio a diverse possibili età dei soggetti) dimenticano - o dimostrano di non aver mai conosciuto - le priorità dell'essere genitori.
O meglio: LA priorità dell'essere genitori.
Cioè tutelare, difendere, proteggere, educare, crescere, accudire il proprio figlio. Una creatura sprovvista degli strumenti intellettivi e logici di un adulto. Un soggetto scevro di strumenti emotivi di difesa.
E quando ad un educatore tocca il compito di intervenire in queste situazioni, per quanti risultati positivi possa raggiungere, sente già il sapore della sconfitta.
Quindi personalmente poco mi importa se le separazioni e i divorzi aumentano, non mi tange la diatriba sulle coppie di fatto, non sono interessato a sapere quali e quanti valori familiari resistono o tentennano.
Una cosa sola mi piacerebbe: che gli adulti smettessero di fare i bambini e si assumessero le loro responsabilità.
E lasciassero ai bambini la possibilità di fare i bambini.
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