Alcuni
porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini,
vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere
assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il
dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando
poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme,
si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati
avanti e indietro fra due mali. finché non ebbero trovato una
moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore
posizione.
Parerga e paralipomena –
Arthur Schopenhauer
Ho sentito la storia dei
porcospini questa mattina in una terza media.
Avevo di fronte a me un
gruppo di ragazzetti di 13 anni e ho provato a figurarmeli come
un'accozzaglia di istrici infreddoliti, cercando di immaginare quali
sarebbero state le loro reazioni. Chi sarebbe morto congelato? Chi
invece avrebbe sopportato le ferite provocate dalla vicinanza dei
suoi simili pur di sopravvivere?
Ma anche oltre: chi avrebbe
borbottato? chi si sarebbe immolato silenziosamente? chi avrebbe
tentato di mantenere la pace nel gruppo? chi avrebbe fomentato la
rivolta?
Stavo osservando un
piccolo microcosmo sociale, una metafora di quello che accade
quotidianamente nelle relazioni umane, e attraverso un lavoro di
immaginazione ho provato a traslarlo nella mia quotidianità
personale e professionale.
Ogni essere umano è un
animale sociale, non può fare a meno di avvicinarsi ai suoi simili.
Ma la vicinanza porta inevitabilmente a ferite, piccole o grandi
lacerazioni che alcune volte passano, altre lasciano un segno
indelebile che ci fa ricordare quanto accaduto.
Come un monito. O una
promessa.
Ed è così anche la
relazione educativa: un avvicinarsi/allontanarsi costante, fatto di
bisogni e di paure, di tentativi ed errori. Alla ricerca di un
equilibrio relazionale che ci permetta di soddisfare i nostri bisogni
ma, al contempo, di evitarci dolori insopportabili. Di trovare una "moderata distanza reciproca" che rappresenti per noi il meglio.
Per noi. Per ognuno di noi.
Perché ogni relazione (educativa o non) deve essere commisurata ai soggetti che la stanno co-costruendo, nel rispetto delle reciproche posizioni. E dei reciproci bisogni.
Un incontro di aculei appena appena spuntati per evitare di recidere troppo la pelle del nostro vicino.
Probabilmente è proprio
questo il bello dell'umanità: la ricerca di una “formula perfetta”
che non esiste, ma che è bello pensare si possa un giorno trovare.
Sarà proprio da questa
caccia della felicità che nascono le energie che governano il
mondo? Da questo continuo avvicinarsi e allontanarsi che produce un'infinita energia?
Non lo so.
Ma oggi - nonostante le fatiche che l'umanità mi ha buttato sulle spalle e complice l'autunno che sta inesorabilmente arrivando - gira così: mi sento un porcospino alla ricerca del giusto equilibrio tra bisogno di calore e timore delle ferite.
Sto producendo energia?
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