mercoledì 30 aprile 2014

#pensodunquebloggo - di passioni e intenzionalità

- Cosa hai trovato di interessante nel blog in particolare?

- Beh... la possibilità di un dialogo/confronto sui temi dell'educazione e della pedagogia ad un livello più alto della media. Diciamo una riflessione sull'intenzionalità pedagogica...

Ecco uno stralcio di dialogo tra due educatori che si sono ritrovati a leggere un blog che tratta di educazione e pedagogia. 
Questo blog.
Che da gennaio ospita il blogging day organizzato da Snodi Pedagogici.

E dopo aver parlato di #educazionenaturale, #pedagogiaescuola e #pedagogiaepolitica siamo arrivati a questo step intermedio che abbiamo chiamato #pensodunquebloggo.


Di cosa si tratta?
Di una metariflessione. Di un fermarsi a ragionare sui contributi ospitati nei mesi precedenti per trovare connessioni, derive o nuovi spazi di dialogo.

In un breve riassunto (per chi si fosse perso le puntate precedenti) Labirinti Pedagogici ha ospitato quattro post:
  • a gennaio lo spazio è stato dedicato all'educazione naturale con un post che potete (ri)leggere qui
  • a febbraio è stato ospitato un contributo relativo alle connessioni tra pedagogia e scuola che potete (ri)trovare qui
  • a marzo i contributi che parlavano di pedagogia e politica sono stati ben due e li (ri)trovate qui e qui
Quali possibili connessioni in questi contributi?
Rileggendoli uno dopo l'altro mi salta subito agli occhi un aspetto che sembra legarli ed la passione. Nel crescere un figlio, nel seguire degli studenti nel loro processo formativo, nel richiamare la politica al suo ruolo primario. Una passione che passa in maniera trasversale tra diverse istituzioni educative e sociali: da quella nucleare ed arcaica come la famiglia, a quella più allargata deputata alla formazione ed istruzione delle giovani menti, fino ad arrivare a quella macro che è la società.

Ma sarebbe allora solo la passione a rappresentare il motore del cambiamento e della crescita? Educazione e Pedagogia sarebbero mossi solo da una emozione?
Mi piace pensare che la risposta sia negativa.
Almeno da quanto emerge dal piccolo stralcio di dialogo richiamato sopra e dai contributi ospitati. Dove si legge tra le righe anche l'importanza dell'intenzionalità educativa intesa come la volontà razionale di raggiungere degli obiettivi attraverso strumenti educativi.
E non c'è intenzionalità nel voler crescere un figlio in un certo modo? Seguendo i propri valori personali, familiari e culturali?
Che non assomiglia alla stessa intenzionalità che spinge un docente, un insegnante, un maestro a prendersi cura della formazione dei giovani e di fornire loro un bagaglio di strumenti che li possa rendere adulti di un certo tipo congruente con la società a cui appartengono?
Così come dovrebbe essere l'intenzionalità a muovere la politica che, proprio attraverso la cura della polis e dei suoi cives, avrebbe l'obiettivo di mantenere ordine e libertà nella società?
Passione e Intenzionalità Educativa dunque come un fil rouge di Educazione e Pedagogia. 
Cuore e Mente come le componenti essenziali e interdipendenti per un processo di crescita. Crescita che si presenta come circolare perché chi "insegna" è anche colui che "apprende". Dal suo discente, da se stesso, dalle proprie esperienze, da quello che la società gli rimanda come risposta... Perché chi si trova nella posizione di "insegnare" ad un dato livello sociale, può ritrovarsi ad essere un "discente" in un altro livello del complesso sistema sociale di appartenenza.
Perché non si finisce mai di apprendere. Di insegnare. Di crescere.

Ecco allora che Passione e Intenzionalità Educativa devono intrecciarsi indistricabilmente e confluire sul piano metodologico nella Progettazione Educativa dando vita all'idea di una trasformazione possibile del reale. Dove il progetto (l'idea) diventa la trasformazione mentale di un reale riletto attraverso categorie individuali o di gruppo a cui si da corpo per trovare il modo di attuare il cambiamento.
Dall'individuo alla società, e ritorno.
Dalla famiglia (attraverso la scuola) alla politica, e ritorno.
In una circolarità che, per essere funzionale, deve essere fluida. Guidata (appunto) da un progetto.

#pensodunquebloggo non è un punto di arrivo, ma un nuovo punto di partenza. Un momento di riflessione che attraverso nuovi stimoli e (ri)letture intende proporre nuove riflessioni, esplorare nuovi territori, aprire a nuove domande.
#pensodunquebloggo è un rilancio del pensiero attraverso l'utilizzo della rete perché il messaggio raggiunga nuovi interlocutori che aggiungano valore a quanto già è stato proposto da altri.
Labirinti Pedagogici - come tutti i blog di noi blogger di Snodi Pedagogici - vuole essere una stanza intelligente, un luogo dove la cultura educativa può trovare nuova linfa.
Uno Snodo dove possano confluire interconnessioni apparentemente lontane o inesistenti.

Un Progetto è un Sogno con delle scadenze

Potete trovare gli altri contributi riuniti qui o singolarmente su ogni singolo blog:



domenica 13 aprile 2014

Può l'amore soffocare l'educazione?

Intro...

In attesa del bloggin day di maggio targato Snodi Pedagogici che avrà come tema #educazionEamore (trovata tutte le info qui) ecco una breve riflessione di una serata come tante altre (o forse no?)...



È venerdì sera e sto tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro: quasi dodici ore passate in giro tra un servizio per bambini 0-3 anni e diversi interventi educativi domiciliari con bambini e adolescenti.
Sono stanco perché ho sulle spalle un'intera settimana di lavoro ma ho di fianco a me una pizza famiglia da portare a casa e la consapevolezza che mi manca ancora una giornata di lavoro e poi potrò staccare.
Sono pensieroso: mi sto concentrando sul prossimo blogging day che tratterà un binomio interessante. Educazione e Amore. 
La mente corre stanca da un pensiero all'altro: mi viene in mente la definizione di "amore pedagogico" come quel sentimento che deve governare l'agito di un educatore; penso al tema della sessualità e di come le pulsioni, le domande e gli agiti di tanti utenti riempiano le giornate (e gli incubi) di noi professionisti; provo ad immaginare quali tipologie di persone proveranno a scrivere sull'argomento e da quale parte della matassa cercheranno di sbrogliare il bandolo di un tema affascinante ma anche faticoso, impegnativo, a tratti pericoloso.
Ma, ripeto, sono un po' stanco e così come il pilota automatico della mia auto mi porta verso casa (accompagnato dal fantastico profumino che esce dal contenitore appoggiato sul sedile accanto a me) allo stesso modo i pensiero fluiscono incompiuti, aggrovigliati su sé stessi senza un inizio e una fine, rumorosi in un rotolare uno sopra l'altro senza portare a nulla di concreto.
Un flusso di coscienza attorno ad un evento che da mesi mi accompagna e che si è quindi meritato di diritto un angoletto fisso del mio cervello.
Mi fermo ad un semaforo rosso e, in automatico, estraggo lo smartphone per dare una sbirciata ai miei social, quel continuo bipbippare che scandisce le mie giornate.
E lo vedo.
Quello stato su facebook scritto da mia moglie.

"Mamma, a te piace il sorriso di papà? A me sembra un quadro."

Due righe. Una citazione estrapolata da un discorso che, mi immagino, si sarà svolto in auto o durante l'asciugatura dei capelli dopo la doccia. Praticamente due dei tanti momenti in cui veniamo investiti dalle perle di saggezza della nostra bimba.

Un sorriso, quel sorriso, mi si stampa sulla faccia e, travolto da un'ondata d'amore infinito, penso che sto vivendo uno dei momenti più belli della mia vita. Vita che, se finisse in quel momento, avrebbe certamente avuto il suo senso.
Mi guardo nello specchietto retrovisore e mi sento un po' idiota, sia per il sorriso stampato in volto che per il pensiero che davanti a queste frasi un genitore perde certamente la sua lucidità educativa. E un padre-educatore questo lo sa bene.

Mi torna in mente il tema del blogging day e una domanda mi si accende nel cervello.
Può l'amore soffocare l'educazione?
Cioè: provare un amore così intenso verso una figlia può annebbiare la capacità di osservare e gestire le situazioni? Può rendere più complesso prendere delle decisioni in linea con l'obiettivo progettato?
L'amore - in sostanza - aiuta o no il processo educativo? È un motore o un freno?

La relazione, e quindi un qualsivoglia tipo di coinvolgimento emotivo, è di sicuro la condizione fondamentale da cui partire perché l'educazione sia efficace. E da qui, nella professione educativa l'importanza dell'amore pedagogico inteso come "...lo spirito attraverso cui si manifesta la vocazione educativa, quale tensione tutta interiore di interessamento e di cura dell'adulto verso le giovani generazioni [...] si esplica come dato essenzialmente culturale, frutto di competenza e saggezza educativa, di riconoscimento e rispetto dell'altro [...] come essere distinto e diverso..."(1)

Ma nell'educazione naturale? 
In alcuni testi si parla dell'amore genitoriale come di una concretizzazione dell'istinto genitoriale (materno o paterno che sia) che, quindi, non verrebbe governato dalla razionalità. 
E la domanda allora torna: l'amore può soffocare l'educazione?
Quale strumento può evitare questo soffocamento e restituire all'amore la sua funzione di supporto al processo educativo?

Come dire: il sorriso ebete che vedo nel retrovisore della mia auto è il campanello d'allarme che mi ricorda il compito educativo che mi aspetta o il riflesso del rischio che corro se non presto attenzione alla mia parte razionale?


(1) La pedagogia dell'amore. Amare nelle diverse età della vita. Luigi Secco