martedì 13 novembre 2012

Pre-pensionamento educativo

"Dove sono finiti tutti gli educatori con esperienza, strutturati e in grado di gestire interventi educativi complessi? Dimmelo tu perché io non ne trovo!"
Con questa domanda mi ha accolto settimana scorsa un'assistente sociale alla ricerca di un operatore a cui affidare il caso, appunto molto complesso, di un minore e della sua famiglia.
Ma questa domanda, nell'ultimo periodo, non l'ho sentita solo da lei.
Perché dopo un po' di anni di lavoro gli educatori rifuggono il contatto diretto con l'utenza?
Per quale motivo ambiscono a diventare coordinatori o si rifugiano all'interno di servizi dove il contatto con le persone è ridotto?
"Sai, è una caratteristica del nostro lavoro purtroppo. L'energia dopo un po' cala... Mi immagini a 60 anni a correre dietro ad adolescenti sgarruppati o a gestire situazioni conflittuali?" ho provato a risponderle.
Ma lei mi ha subito incalzato: "Posso capirlo a 60 anni, ma quando succede a 30? Che mi rispondi?".
E questo è davvero un problema.
In Italia l'età pensionabile si allontana sempre di più ed il nostro non è considerato un "lavoro usurante".
D'altra parte non lavoriamo in miniera!
Ecco perché schiere di educatori cercano di ricollocarsi, reinventarsi e tentare la strada dei coordinatori, dei consulenti, dei supervisori.
Solo che non ci può essere un coordinatore, un consulente o un supervisore per ogni educatore attivo.
E le leggi matematiche non sono delle opinioni. Le proporzioni sono proporzioni.
In più un bravo educatore non significa in automatico un bravo coordinatore o consulente o supervisore.
Quindi il problema si complessifica.
Esiste però anche l'altra faccia della medaglia: i giovani educatori non riescono ad avere opportunità perché carenti di esperienza.
Come fanno a fare esperienza se non hanno opportunità?
Infine: un educatore strutturato (o "agé" come amo definirlo io) necessita anche di una tranquillità professionale ed economica perché normalmente ha una famiglia e non può prescindere da alcune certezze.
E quindi il problema rimane invariato: il mercato chiede educatori con esperienza, gli educatori con esperienza sono già sistemati o rifuggono il contatto con l'utenza, gli educatori senza esperienza non hanno opportunità e continueranno a rimanere senza esperienza.
La soluzione al problema?
Non lo so. So solo che devo trovare due educatori con esperienza e tutti quelli che ho sono già strapieni di progetti, ma non posso proporre educatori giovani perché il mercato non li vuole.
Wow: il cane che si morde la coda.
Le agenzie formative non aiutano, il mercato non si apre e... Bisogna trovare una soluzione al problema.
Suggerimenti?

7 commenti:

  1. Caro alessandro, eccoti alcune possibili risposte.
    1) gli educatori vecchi/con esperienza cercano di fare altro! Cercano, da una parte, di diventare coordinatori, consulenti e dirigenti (soprattuto i maschi) perchè in quei ruoli c'è l'unico luogo di potere possibile nel nostro settore e dal''altra cercano di prendere di più, perchè lo stipendio da educatore è tendenzialemnte insostenibile sul lungo periodo.
    2) il nostro è un lavoro giovane (poco più di 25 anni) e quindi anche il pensiero che i lavoratori ci hanno messo sopra è giovane,acerbo. Nei nostri discorsi c'è ancora tanto di ideologico e di romantico ( vorrei fare ciò che mi piace, mi sento di fare quello, vorrei fare questo, il lavoro devo farlo bene, è un lavoro importante, quell'utenza non mi si addice,ecc, ecc)
    3) il pensiero che scorre intorno al lavoro educativo è ancora pieno di poca consapevolezza lavorativa , quasi come se fosse un lavoro magico, un lavoro di piacere, non una necessità, un lavoro che faccio perchè mi piace e non perchè non mi serve.
    4) gli educatori con esperienza hanno cambiato lavoro ( quelli che nonn gestiscono una cooperativa o ne fanno parte con ruoli apicali), perchè spesso erano senza titolo e non puoi chiedere a uno di 45 anni, con 25 anni di eseprienza di andare in bicocca a fare il test di ingresso con i ragazzi di 19 anni usciti dal socio pedagogico. Non lo puoi fsare perchè è umiliante, perchè nel test chiedi dove cazzo è la bulgaria e con chi confina, chi è il presidente della repubblica del congo e così, via. Non lo puoi fare perchè a quegli educatori non serviva studiare, serviva una sanatoria ( 10 anni fa all'uscita della laurea specifica) che gli permettesse di continaure a lavorare e che valorizzasse e non umiliasse la loro la storia professionale.
    5) ... nell'utlimo periodo gli educatoi con esperienza son tornati furoi, io li ho incontrati anche nelle comunità, ma non li trovi dove la richiesta è di fare 50 ore di lavoro per 1000 euro al mese, perchè loro, almeno su quel fronte, non scendono a compromessi, perchè pensano che il loro lavoro è troppo prezioso per essere pagato 5,5 euro all'ora.

    6) ...non trovi più educatori qualificati nemmeno tra i giovani perchè la formazione universitaria è talmente poco formativa ( per esempio rispetto al vecchio diploma regionale) che fa uscire educatori/educatrici che non sono nemmeno in grado di fare un colloquio di lavoro...

    Quello che dovresti chiedere, alla tua assistente sociale, è cosa ha fatto il suo comune per permettere agli educatori esperti, di lavorare. Se hanno avuto il coraggio di scrivere nei bandi titolo o 10 anni di esperienza, se hanno avuto il coraggio di non delegare all'università la selezione, il controllo e la formazione degli educatori. Perchè mettere il titolo come vincolo di entrata e nessun vicnolo di formazione permeantnente ( come succede in quasi tutti i bandi) è un modo per scaricare sulla formazione universitaria le responsabilità di formare gli educatori.

    Infine dovresti ricordarle che se paghi uno che ha 20 anni di esperienza come un neo laureato,l'educatore esperto lo saluti. Ricordsrle che se vuole gli educatori bravi e competenti li può trovare ma non pagandoli come li paghiamo ora. Prova a mettere un'annuncio in cui dai 30 euro ad un educatore per lavorare in comunità e vedi quanti annunci di vecchi educatori saltano fuori...

    Se mi dai 30 euro + rimborso spese del treno per venitre a fare l'educatore con la tua assistente sociale io ci Vengo di corsa, ma credo che lei ti risponderebbbe: ma come faccio c'è la crisi.

    Altra cosa possibile da rispondere alla collega AS sarebbe: invece di chiedermi un educatore esperto mi dai il tempo di formarlo?

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  2. Caro Christian sono assolitamemte d'accordo con te ma:
    1) i comuni non pagano 30 euro all'ora per un intervento educativo. La media che danno alla cooperativa (e trattandosi di media capisci bene che c'è chi paga molto meno) è 20 euro. Che detratti i contributi, le tasse e le spese di gestione... Beh, fai tu i conti.
    2) non ti danno il tempo di formare gli educatori. Pensi che io non abbia già proposto educatori giovani con la mia supervisione dietro le spalle? Ma come si fa a starci dentro con i costi? I comuni vogliono qualità ma hanno risorse ridotte!
    3) gli educatori "strutturati" son sistemati e fanno questi piccoli interventi solo come secondo lavoro.
    È davvero un problema. Io vorrei formare educatori, ma non posso farlo gratis!

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  3. e noi poveri futuri neo educatori non verremo formati ne' a pagamento ne' a gratis.....
    e chi ci rimette alla lunga non siamo noi educatori o futuri tali che al limite ci troveremo a fare i camerieri visto che pare ci sia richiesta.... ma l'utente.... o per meglio dire la società.....
    Il problema sono sempre i soldi... ma non è quello vero... il problema è che a nessuno frega più del futuro della società...

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    1. Mi spiace contraddirti laura, ma il problema sono sempre i soldi. Il mondo del sociale è il primo a cui si sottraggono fondi. Perché? Semplice: perché i risultati spesso non sono visibili, perché se i soldi son pochi e le risorse vanno ottimizzate si decide di intervenire solo in modo riparatorio (quando il danno è fatto) e mai in modo preventivo.

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    2. il problema non sono i soldi....perchè i soldi sono pochi ma ci sono... e come si distribuiscono che fa la differenza...
      il problema soldi non si porrebbe se il mondo del sociale fosse considerato importante.. in questo caso verrebbero destinati al sociale fondi...
      quindi il problema è che non si considera sufficientemente importante il sociale da destinargli fondi..
      Quindi......... a nessuno interessa il futuro della società di cui il sociale si occupa......

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    3. poveri noi giovani educatori appena formati. usciamo da un'università che offre troppa teoria e poca pratica.Per quanto riguarda la mia esperienza (lavoro vicino a Torino, mi sono laureata nel 2011 e sono educatrice di territorio) non ci si pone neanche il problema prima di dire "questo caso è complicato, lo do a chi ha esperienza" perché non si può!sono assunta a tempo determinato per quattro mesi e ho sette casi complicatissimi, pacchetto completo, prendere o lasciare,l'educatrice che sostituisco (maternità) ha 20 anni in più di me e le famiglie non fanno che lamentarsi perché sono troppo giovane ed effettivamente ci sono casi in cui è necessaria una maggiore esperienza, ma i miei colleghi non ce la fanno più a prendere troppi casi. così mi ritrovo a lavorare con A.sociali, psicologhe e famiglie che pretendono una professionalità che non posso avere alla prima esperienza lavorativa..ma si da per scontato che qualsiasi sia la tua storia tu sappia come gestire tutte le situazioni, perché sei un educatore!e se nella prima esperienza di lavoro raccogli solo critiche con che spirito vai avanti? complimenti per il blog, Anna

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    4. Ciao Anna
      grazie per i complimenti ma non sono necessari. se ti serve un aiuto per il tuo lavoro puoi sempre chiedere: questo blog è letto anche da educatori con esperienza che magari possono darti un consiglio!

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