mercoledì 10 aprile 2013

Crisi d'identità educativa


Documento d'identità scaduto.
Poco male: ho un paio d'ore libere in mattinata e posso tranquillamente andare in Comune per rinnovarlo.
Non abito in una grande città, quindi non mi preoccupo nemmeno di trovare una lunga coda. Al massimo avrò davanti un persona, due se qualcuno (come me) non ha ancora ritirato il calendario della raccolta differenziata della spazzatura e sbircia cosa espongono i vicini per imitarli.
Dunque non mi preoccupo: sto per affrontare un compito per il quale sono pronto.
Ne sono all'altezza... 

L'impiegato dell'Ufficio Anagrafe ritira le foto e si accomoda davanti al suo computer per la compilazione del nuovo documento.
Io sono tranquillo. 
Visto che entro in Municipio una volta ogni morto di papa mi guardo in giro per vedere se c'è qualche novità.
L'impiegato non mi guarda, ma mi pone sempre le stesse domande:
"Colore degli occhi?"
Facile dai: Verdi!
"Altezza?"
Sorrido tra me e me: basso!
"Mettiamo lo stato civile?"
Ma sì dai, di che vergognarsi?
Rispondo come un'automa, fino alla domanda fatidica.
"Professione?"
L'uomo davanti a me è sempre di spalle, quindi non può vedere le rotelline del mio cervello che girano vorticosamente.
Ragiono fra me e me.

Educatore
Ma se mi sentissero quelli che nei gruppi di Facebook lottano e urlano per la differenziazione dei titoli di studio... mi metterebbero in croce perché minimizzo in questo modo la mia laurea quadriennale vecchio ordinamento equiparandola ad una banalissima laurea triennale! Senza parlare delle urla che sorgerebbero per sapere se lavoro in campo sociale o in campo sanitario...
Pedagogista
Già, ma questa definizione potrebbe trarre in inganno, perché in realtà io non sono inquadrato come pedagogista, e poi i profani potrebbero pensare che lavoro solo con i bambini. E non è così.
Consulente Pedagogico
La nuova definizione, il 2.0 della nostra professione. Ma provo ad immaginarmi una pattuglia dei Carabinieri che mi ferma e mi controlla i documenti. 'Scusi... e che lavoro è il suo?' Mo' come glielo spiego?
Scienziato dell'Educazione
Certo: questo è il mio titolo di studio ufficiale ma mi immaginate nei panni di uno "scienziato"? Novello Viktor Frankenstein che tra provette fumanti cerca di creare il nuovo modello di educazione? Da matti solo a pensarci!

Eccheccavolo!
Ho una crisi d'identità professionale. Che lavoro faccio? Chi sono? Come mi qualifico?
Peggio di quando mia figlia mi fece la stessa domanda.
"Papà, che lavoro fai?"

Uffa.
In barba a tutto e tutti io so cosa faccio.
Io Educo. Voce del verbo educare, modo indicativo, tempo presente, prima persona singolare. 
Da Educere = Trarre fuori.
Bambini, adolescenti, adulti, professionisti, disabili, genitori... Educo. 
Cercare di supportare l'altro nel suo processo evolutivo. 
Qualunque età abbia. In qualsiasi contesto si trovi. Qualunque sia la sua difficoltà. A prescindere dal risultato che io vorrei raggiungere.
Mi viene voglia di guardare l'impiegato dell'Ufficio Anagrafe ed enfatizzare la mia risposta con una frase ad effetto tipo 'Il Re è morto. Viva il Re.'

Ma non capirebbe.
E allora mi limito a rispondere.
"Professione: Educatore."


3 commenti:

  1. Lo sai che non mi sono mai posta tutti questi problemi? Quando mi chiedono cosa faccio mi definisco tranquillamente "educatrice professionale" anche se poi devo spiegare quello che faccio. Diciamo che mi sento in qualche modo definita nella nicchia creata dall'aggettivo "professionale". Questo termine indica, (per me) al tempo stesso un ruolo, e il conseguente inquadramento in una struttura, e un tipo di sguardo, cioè una diversa consapevolezza e progettualità nel compiere gesti ed azioni che sembrano banali nella loro quotidianità.

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  2. Anche io non mi ero mai posto il problema. Ma ora sempre più sento l'urgenza di una classificazione. Non dal punto di vista sociale, sindacale, economico o quant'altro (non che questo non sia importante, mi perdonino coloro che lottano per tutti noi) ma da un punto di vista sociale.
    Forse l'urgenza è più mia che tua perché sono un uomo e mi trovo tutti i giorni di fronte agli sguardi perplessi del mondo.
    Lo stesso (purtroppo) vale quando parlo di me come padre.
    Un uomo in educazione gode di certi privilegi, questo è indubbio. Ma fuori dal mondo dei tecnici, dei colleghi è tutto più complicato.
    Quando mio padre dice (con orgoglio) la mia professione non si accorge che l'altrui sguardo è (se va bene) perplesso. Ma io si, me ne accorgo.

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  3. a me e'capitato poco tempo fa causa cambio di residenza ed ho risposto..pedagogista!!! questa sono e questo ho detto!!

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