“Fai il secondo
figlio, non c'è niente di più bello!”
Così
mi ha accolto una mamma qualche giorno fa, reduce – da soli tre
mesi – dalla sua gravidanza. Il gruppo di donne con cui condivideva
lo spazio e la conversazione ha sgranato gli occhi: chi per
l'entusiasmo sentito nella sua voce, chi per l'invidia, chi pensando
alla quotidiana fatica di gestirne uno solo...
Non
c'è niente di più bello.
Ci
credevo, ma – sorridendo – ho risposto che non è il caso. Che
una mi basta e avanza.
Mi
ha guardato stranita e io ho sentito il bisogno di motivare la mia
idea.
“Ci vogliono le
giuste condizioni per fare un figlio. In questo momento non
riusciremmo a gestirlo. Un figlio lo faccio se posso prendermene
cura, non per farlo crescere a qualcun altro.”
E
sono convinto di quello che sto dicendo. Così come sono convinto,
nel mio intimo, che ci sia anche una parte di timore e di pigrizia.
E
di lucidità.
Dedico
a mia figlia tutto il tempo che il lavoro mi lascia, qualche volta
anche un po' meno (con qualche senso di colpa, inevitabile) e sono
certo che non riuscirei a divedermi con un altro figlio, a dare anche
a lui (sarebbe maschio? Continuo a parlarne al maschile...) quello
che cerco di dare a lei.
I
figli costano.
In
tempo, preoccupazioni, energie, paure, riflessioni, litigi, soldi,
fatiche, ansie, prospettive...
E
poi continuo a leggere di separazioni, divorzi, bellicosità... Ne
leggo e ci lavoro.
Padri
che si riducono sul lastrico perché massacrati economicamente dalle
ex-compagne senza poter passare del tempo “di qualità” con i
loro figli.
Madri
che annaspano perché gli ex-compagni non si assumono una
responsabilità che sia una e si riducono ad uno straccio per i
propri figli dimenticando che loro stesse sono delle persone con dei
bisogni.
Avvocati
(di entrambi) che ingrassano alle loro spalle.
(E
mi piace pensare che i soldi che guadagnano li usino per i loro figli
e non per i loro vizi...).
Così alla normale stanchezza di chi può crescere in compagnia contando sull'appoggio di qualcun altro, si aggiunge la fatica di dover fare tutto da soli e lo sforzo di superare anche difficoltà aggiuntive.
I
figli costano.
Fare
il genitore oggi, costa.
Almeno
a chi intende fare il Genitore e non il “procreatore”.
Sembra
egoistico decidere di non fare un figlio?
Pare
strano ammettere di non avere le forze e il coraggio di affrontare
per la seconda volta una esperienza faticosa?
“Il gioco vale la
candela” è la risposta che
più spesso mi sento dire.
Mi
ripetono che la fatica è mitigata dalla gioia dell'essere genitore.
E
io ci credo.
Così
come credo che mia figlia mi regali tutta la gioia di cui ho bisogno,
come io provo a donarla a lei.
E
per il resto... c'è il lavoro di educatore che mi mette in contatto
con le emozioni forti e le responsabilità dei processi di crescita.
io penso che il mondo di oggi non abbia piu' quella linea guida che e' di crescere e fare una famiglia, spinto dalla passione di condividere sentimenti e avere la voglia di mettersi in gioco, oggi la visione consumistica percio' egoista diventa calcolatrice anche sui sentimenti e crea quella zavorra insostenibile all'autostima che non permette di osare (crescere) creando quelle orribili malattie degli ultimi tempi (ansie e depressioni), certo siamo in un periodo difficile, ma mi do coraggio pensando che non sono qui per caso e l'idea di essere importante x qualcuno (la mia famiglia) spero che dara' energia all'infinito. ENRICO
RispondiEliminaCarissimo Enrico, le famiglie di oggi sono le più diverse, ma sono le relazioni la cosa più importante. Essere importante per qualcuno è importante. Lasciare un'eredità a qualcuno è importante.
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