Succede che da un po' di tempo a questa
parte si parli di paternità in crisi, della difficoltà del maschile
di ritrovare un ruolo – il proprio ruolo
– in una società che già nel lontano 1963 si identificava come
“senza padri” (Alexander Mitscherlich - Verso
una società senza padre. Feltrinelli, Milano, 1970).
Succede
poi che questa krìsis (nel senso greco del termine)
spinga alcuni uomini verso la ricerca di un senso nuovo e differente
a questa paternità, tanto che un uomo-padre-educatore che con i
padri lavora quasi quotidianamente decida di scrivere un libro
sull'imperfezione della paternità.
Poi qualcuno, che il libro lo ha letto
e [probabilmente] lo ha apprezzato, decide che può essere condiviso,
che vale la pena di utilizzarlo per aprire una discussione, una
riflessione sulla paternità.
Succede allora che viene organizzata
una presentazione, che gli inviti vengano inviati, che (come in tutti
i piccoli paesi di provincia) il passaparola diventi il vero
amplificatore della notizia e che – inaspettatamente – la sale
dedicata sia più piena di quanto chiunque si potesse aspettare.
L'autore (che scrittore non è, fa
l'educatore, per chi l'avesse dimenticato) comincia a parlare del suo
libro. Timidamente. Quasi con timore.
Parte poi una prima domanda, seguita da
una seconda e anche da una terza... e la serata supera i vincoli che
il libro pone con i suoi contenuti e le sua storie trasformandosi in
un dialogo, in una riflessione comune sulla paternità, sul ruolo
genitoriale e sulla responsabilità che gli adulti hanno nei
confronti delle nuove leve.
Si parla del senso del limite che i
giovani sembrano non avere e che (forse) non hanno ricevuto come
insegnamento.
Si parla di comunicazione.
Comunicazione genitoriale, di coppia, familiare. Con gli annessi e
connessi canali di comunicazione. Passando per il web e i
pericoli-vincoli-vantaggi che può dare. Senza dimenticare le paure
che provocano in chi nativo digitale non è.
L'educazione professionale incontra
l'educazione naturale. E l'alchimia che si forma è calda, attiva e
produttiva.
Un seme gettato.
Una promessa di incontrarsi di nuovo.
E confrontarsi ancora.
Su questo tema o su altri.
Segnale di un bisogno di “fare rete”
anche nel nostro ruolo educativo e genitoriale. Consapevoli che
“insieme forse è meglio”.
educareè
educareè
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