Facciamo finta che una persona stia leggiucchiando qua e là su facebook (in un gruppo di educatori, perché questo è quello che sono) e trovi un giovane ragazzo che sta chiedendo un'informazione professionale. E facciamo ancora finta che questa persona sia in possesso di questa informazione e che decida di condividerla nel gruppo, pensando che possa essere utile non solo a chi l'ha richiesta ma anche a qualcun altro che non sa se e quando potrà essergli utile. In una situazione normale qualcuno potrebbe ringraziare, qualcun altro (magari scettico) potrebbe chiedere la fonte di quell'informazione per poterla verificare personalmente qualcuno potrebbe prendere l'informazione senza dire nulla, qualcun altro potrebbe snobbare l'intero post...
Facciamo invece finta che l'informazione, per quanto vera e verificabile facilmente, non piaccia a qualcuno e che questo qualcuno cominci ad attaccare colui che ha fornito l'informazione rispetto al contenuto di quest'ultima. Ipotizziamo che il soggetto attaccato sottolinei di aver solo proposto l'informazione e non un giudizio di valore su di essa, senza appunto giudicarla "giusta" o "sbagliata". Nella nostra storia inventata potrebbe succedere poi che la persona che non condivide il contenuto dell'informazione se la prenda così tanto con colui che l'ha fornita da bannarlo, segnalandolo al sistema come "commentatore offensivo".
E così, il povero informatore, si ritrova imbavagliato per 12 ore senza poter più commentare, difendere sé stesso o chiedere spiegazioni.
Perché il sistema prima ti blocca, poi ti chiede se ritieni di essere stato bloccato ingiustamente e (in caso di risposta affermativa) ti invita ad inoltrare una segnalazione specificando che non è sicuro che venga letta dato l'alto numero di segnalazioni.
E purtroppo questo non è un "facciamo finta" perché mi è accaduto realmente.
Ora: il problema non è quella conversazione, quella persona o quel thread di discussione. Perché le 12 ore sono passate ed io ho facoltà di poter commentare nuovamente, di scegliere se far valere le mie comunicazioni o se tacere per non gettare benzina sul fuoco.
Il problema è la gestione della comunicazione da parte del sistema operativo di un social network utilizzatissimo come Facebook.
Io sono sempre stato un accanito difensore dell'utilità dei social e della veridicità delle comunicazioni che in essi si possono sviluppare, ma questa volta rimango un po' basito di fronte all'accaduto.
Come dire: una macchina stabilisce chi ha torto e chi ha ragione sulla base di chi effettua per primo la segnalazione?
E se mentisse?
E se non avesse nessun motivo per stigmatizzare l'interlocutore?
E se volesse consapevolmente ledere un'altra ignara persona?
Come si fa a governare uno strumento se questo stesso ci blocca prima che si possa provare a governarlo?
Non è solo un problema di comunicazione, quanto un problema di educazione.
Perché un processo comunicativo deve essere governato da regole, e queste regole non possono essere di tipo matematico. Non possono rispondere ad una serie di 1 e di 0. Di "lampadina accesa" o "lampadina spenta".
Non è forse venuto il momento in cui educatori e pedagogisti possano (debbano?) mettere mano - insieme ai tecnici informatici - alla progettazione dei sistemi operativi che vengono utilizzati?
I social e la tecnologia in generale stanno diventando sempre più una costante della nostra vita, di quella dei nostri figli, dei nostri educandi.
Credo sia fondamentale educare/educarci ad un corretto utilizzo della tecnologia.
Ma credo anche che la tecnologia stessa debba essere educata al rispetto di corrette regole di comunicazione.
Umane.
Nessun commento:
Posta un commento