Ogni mese il gruppo
Facebook "Educatori, Consulenti pedagogici e Pedagogisti" propone un tema, una riflessione educativa, alla
quale partecipare con un proprio contributo scritto. Una volta
raccolti, quest'ultimi vengono ospitati e divulgati dal circuito
blogger di Snodi Pedagogici.
Il tema del mese di
marzo: pedagogia e politica
"La cura della
polis attraverso le pratiche di accudimento sociali. Una dimensione
politica dell'educazione che esiste, anche se il termine politica,
oggi si confonde troppo spesso con "partito" e può
spaventare. Politica ed educazione, invece: due facce della stessa
medaglia. Perché se le pratiche educative non diventano cura dei
territori e costruzioni di reti di significati sociali, l'educazione
perde in partenza la sua sfida. Un'educazione che non ha bisogno
dell'aggettivo "civica" per essere sostanziata. Perché
educare è già un atto civico. L'educazione tras-forma l'umanità in
cittadinanza".
Un tema che va oltre le
classiche figure educative e che contempla chi nella società cresce,
vive e in questa vede un'occasione da lasciare come eredità alle
nuove generazioni.
Inoltre, Snodi
Pedagogici, tiene a precisare
che il percorso dei blogging day non è casuale, ma facente parte di
un progetto culturale più ampio. Quest'ultimo si sta lentamente
concretizzando e appena avremo alcune conferme ne daremo l'annuncio,
chiedendo a chi ha partecipato fin dal primo se è d'accordo a
prendervi parte.
Buona
lettura.
#PEDAGOGIAEPOLITICA
– Per lavoro e non solo.
Per lavoro e non solo,
ultimamente mi sto occupando di Street art, vado in giro per Bologna
e dintorni a cercare di scovare questi capolavori, fotografarli per
conservarli nella memoria (molto spesso i muri sono abbattuti) e
scoprire l’impatto che questa forma d’arte ha su chi vive le
città. E’ arte per me, per molti son scarabocchi.
Cercare di capire ti
porta a girare oltre che sul territorio anche in rete, alla ricerca
di notizie, informazioni, scoprire i “dove” ed i “quando” ed
i “perché” più o meno conosciuti. In tutto questo “surfare”
mi sono imbattuta in qualcosa che mi ha lasciata stupita, della quale
non ero a conoscenza, sicuramente per mia ignoranza e che mi ha fatto
riflettere, riportandomi indietro nel tempo, al liceo ed ai tempi
dell’Università, alle mie passione di gioventù ma non solo, ha
fatto scattare insomma un collegamento mentale tra i tempi della
scuola e la mia passione politica. Quello che avevo introiettato
quasi meccanicamente è venuto fuori con più cognizione di causa.
In America e precisamente
a New York, a Forest Houses nel South Bronx, nel 2013, l’artista
svizzero Thomas Hirschhorn ha impiantato uno delle sue opere
temporanee dedicate a pensatori e filosofi, il Gramsci Monument. Mi
sono chiesta non tanto come mai gli potesse essere venuta in mente
questa idea, ma soprattutto come mai abbia pensato proprio ad
proprio Antonio Gramsci. Uno svizzero, in America e per la precisione
nel Bronx.
Mi sono trovata a
ripensare a quanto sia ancora attuale il pensiero educativo di
Gramsci, mai come ora, e a quanto sia connesso alla politica, quella
alta, quella fatta di valori, principi ed etica, quanto entrambi, il
pensiero pedagogico e quello politico, siano importanti e
strettamente legati per la formazione dell’individuo.
“Occorre
persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto
faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale,
anche muscolare e nervoso: è un processo di adattamento, è un
abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la
sofferenza.”
“La cultura è
organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di
possesso della propria personalità, e conquista di coscienza
superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore
storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri
doveri.”
“Istruitevi, perché
avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché
avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché
avremo bisogno di tutta la vostra forza.”
E poi ho pensato a come
siamo messi oggi e a quanto in apparenza sembra molto cambiata la
scuola ed i suoi processi educativi! Cavolo si ha così tanto a
disposizione, ora, rispetto ai miei tempi ( vabbè confesso ho più
di mezzo secolo alle mie spalle).
Apparenza appunto.
Si è rimasti legati ad
antiche concezioni a quando gli studi umanistici, i licei classici e
l’Università eran quelle le strutture che dovevano formare le
classi dirigenti fornendo loro spirito critico e strumenti di
conoscenza, mentre le scuole professionali eran quelle delle masse
popolari, che dovevano formare gli operai e la base.
Non si è ancora capito
che ai fini della trasformazione della società è necessaria prima
di tutto una “formazione umanistica di base” che possa aiutare ad
orientarsi per capire il posto che ognuno occupa nella natura e nella
società e che è su questa formazione di base che poi può crescere
qualsiasi opzione specialistica professionale o scientifica, è così
che può nascere il know how ed il pensiero creativo, è così che
possiamo pensare di trasformarci in qualcosa di diverso da quello che
siamo.
“L’educazione, la
cultura, l’organizzazione diffusa del sapere e dell’esperienza, è
l’indipendenza delle masse dagli intellettuali. La fase più
intelligente della lotta contro il dispotismo degli ‘intellettuali
di carriera’ e delle competenze per diritto divino è costituita
dall’opera per intensificare la cultura, per approfondire la
consapevolezza. E quest’opera non si può rimandare a domani a
quando saremo liberi politicamente. È essa stessa libertà, è essa
stessa stimolo all’azione e condizione dell’azione”.
Mi guardo intorno e penso
a come Gramsci era avanti, molto avanti già allora rispetto ad oggi,
a quanto il suo pensiero educativo e non solo, pedagogico
soprattutto, sia importante ancor di più in questo momento storico,
politico e sociale.
Quante riforme della
scuola a quanti programmi ministeriali si sono succeduti e a quanto
poco sono serviti a formare il “cives” il cittadino partecipe e
responsabile.
Che poi questo cittadino
partecipe e responsabile è anche genitore, è maestro, è
professore, è educatore, è pedagogo, è politico, è “cives”
appunto.
Non ne vedo più in giro,
salvo che per appropriazione indebita di denominazione, la società e
la classe politica odierna sono l’epifania di questo non essere e
la cosa che fa più male è che i luoghi comuni han preso il posto
dei pensieri e dei principi e tutto si risolve con un “così fan
tutti” non ricordandosi che fanno così tutti quelli che fanno
così.
L'autrice:
Giusy Fiorentino
Di Bari ma a Bologna da più di quindici anni, attualmente lavora presso ER.GO, l'azienda regionale per il diritto agli studi superiori dell'Emilia Romagna.
Laureata in Scienze Politiche ha un Master in Human Resources Management & Giurista d'Impresa.
Da grande avrebbe voluto fare tutt'altro, il tutt'altro lo cerca ancora.
I blog che partecipano:
Il Piccolo Doge
Ponti e Derive
La Bottega della
Pedagogista
Allenareducare
Nessi Pedagogici
E di Educazione
Bivio Pedagogico
InDialogo
Labirinti Pedagogici
Trafantasiapensieroazione
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