mercoledì 26 marzo 2014

#pedagogiaepolitica – Per lavoro e non solo

Ogni mese il gruppo Facebook "Educatori, Consulenti pedagogici e Pedagogisti" propone un tema, una riflessione educativa, alla quale partecipare con un proprio contributo scritto. Una volta raccolti, quest'ultimi vengono ospitati e divulgati dal circuito blogger di Snodi Pedagogici.

Il tema del mese di marzo: pedagogia e politica

"La cura della polis attraverso le pratiche di accudimento sociali. Una dimensione politica dell'educazione che esiste, anche se il termine politica, oggi si confonde troppo spesso con "partito" e può spaventare. Politica ed educazione, invece: due facce della stessa medaglia. Perché se le pratiche educative non diventano cura dei territori e costruzioni di reti di significati sociali, l'educazione perde in partenza la sua sfida. Un'educazione che non ha bisogno dell'aggettivo "civica" per essere sostanziata. Perché educare è già un atto civico. L'educazione tras-forma l'umanità in cittadinanza".

Un tema che va oltre le classiche figure educative e che contempla chi nella società cresce, vive e in questa vede un'occasione da lasciare come eredità alle nuove generazioni.
Inoltre, Snodi Pedagogici, tiene a precisare che il percorso dei blogging day non è casuale, ma facente parte di un progetto culturale più ampio. Quest'ultimo si sta lentamente concretizzando e appena avremo alcune conferme ne daremo l'annuncio, chiedendo a chi ha partecipato fin dal primo se è d'accordo a prendervi parte.
Buona lettura.

#PEDAGOGIAEPOLITICA – Per lavoro e non solo. 

Per lavoro e non solo, ultimamente mi sto occupando di Street art, vado in giro per Bologna e dintorni a cercare di scovare questi capolavori, fotografarli per conservarli nella memoria (molto spesso i muri sono abbattuti) e scoprire l’impatto che questa forma d’arte ha su chi vive le città. E’ arte per me, per molti son scarabocchi.
Cercare di capire ti porta a girare oltre che sul territorio anche in rete, alla ricerca di notizie, informazioni, scoprire i “dove” ed i “quando” ed i “perché” più o meno conosciuti. In tutto questo “surfare” mi sono imbattuta in qualcosa che mi ha lasciata stupita, della quale non ero a conoscenza, sicuramente per mia ignoranza e che mi ha fatto riflettere, riportandomi indietro nel tempo, al liceo ed ai tempi dell’Università, alle mie passione di gioventù ma non solo, ha fatto scattare insomma un collegamento mentale tra i tempi della scuola e la mia passione politica. Quello che avevo introiettato quasi meccanicamente è venuto fuori con più cognizione di causa.

In America e precisamente a New York, a Forest Houses nel South Bronx, nel 2013, l’artista svizzero Thomas Hirschhorn ha impiantato uno delle sue opere temporanee dedicate a pensatori e filosofi, il Gramsci Monument. Mi sono chiesta non tanto come mai gli potesse essere venuta in mente questa idea, ma soprattutto come mai abbia pensato proprio ad proprio Antonio Gramsci. Uno svizzero, in America e per la precisione nel Bronx.



Mi sono trovata a ripensare a quanto sia ancora attuale il pensiero educativo di Gramsci, mai come ora, e a quanto sia connesso alla politica, quella alta, quella fatta di valori, principi ed etica, quanto entrambi, il pensiero pedagogico e quello politico, siano importanti e strettamente legati per la formazione dell’individuo.
Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare e nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza.”
La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri.”
Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.”
E poi ho pensato a come siamo messi oggi e a quanto in apparenza sembra molto cambiata la scuola ed i suoi processi educativi! Cavolo si ha così tanto a disposizione, ora, rispetto ai miei tempi ( vabbè confesso ho più di mezzo secolo alle mie spalle).
Apparenza appunto.
Si è rimasti legati ad antiche concezioni a quando gli studi umanistici, i licei classici e l’Università eran quelle le strutture che dovevano formare le classi dirigenti fornendo loro spirito critico e strumenti di conoscenza, mentre le scuole professionali eran quelle delle masse popolari, che dovevano formare gli operai e la base.
Non si è ancora capito che ai fini della trasformazione della società è necessaria prima di tutto una “formazione umanistica di base” che possa aiutare ad orientarsi per capire il posto che ognuno occupa nella natura e nella società e che è su questa formazione di base che poi può crescere qualsiasi opzione specialistica professionale o scientifica, è così che può nascere il know how ed il pensiero creativo, è così che possiamo pensare di trasformarci in qualcosa di diverso da quello che siamo.
L’educazione, la cultura, l’organizzazione diffusa del sapere e dell’esperienza, è l’indipendenza delle masse dagli intellettuali. La fase più intelligente della lotta contro il dispotismo degli ‘intellettuali di carriera’ e delle competenze per diritto divino è costituita dall’opera per intensificare la cultura, per approfondire la consapevolezza. E quest’opera non si può rimandare a domani a quando saremo liberi politicamente. È essa stessa libertà, è essa stessa stimolo all’azione e condizione dell’azione”.
Mi guardo intorno e penso a come Gramsci era avanti, molto avanti già allora rispetto ad oggi, a quanto il suo pensiero educativo e non solo, pedagogico soprattutto, sia importante ancor di più in questo momento storico, politico e sociale.
Quante riforme della scuola a quanti programmi ministeriali si sono succeduti e a quanto poco sono serviti a formare il “cives” il cittadino partecipe e responsabile.
Che poi questo cittadino partecipe e responsabile è anche genitore, è maestro, è professore, è educatore, è pedagogo, è politico, è “cives” appunto.
Non ne vedo più in giro, salvo che per appropriazione indebita di denominazione, la società e la classe politica odierna sono l’epifania di questo non essere e la cosa che fa più male è che i luoghi comuni han preso il posto dei pensieri e dei principi e tutto si risolve con un “così fan tutti” non ricordandosi che fanno così tutti quelli che fanno così.


L'autrice:
Giusy Fiorentino

Di Bari  ma a Bologna da più di quindici anni, attualmente lavora presso ER.GO, l'azienda regionale per il diritto agli studi superiori dell'Emilia Romagna. 
Laureata in Scienze Politiche ha un Master in Human Resources Management & Giurista d'Impresa. 
Da grande avrebbe voluto fare tutt'altro, il tutt'altro lo cerca ancora.




Tutti i contributi su #pedagogiaepolitica verranno raccolti qui.

I blog che partecipano:

Il Piccolo Doge
Ponti e Derive
La Bottega della Pedagogista
Allenareducare
Nessi Pedagogici
E di Educazione
Bivio Pedagogico
InDialogo
Labirinti Pedagogici
Trafantasiapensieroazione


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