lunedì 1 luglio 2013

Insegnamento, Apprendimento ed Educazione


La scuola è finita.
"Finalmente!" pensano gli studenti. E altrettanto "Finalmente!" pensano gli insegnanti.
A prescindere dalle imminenti vacanze (per studenti e insegnanti, gli educatori in vacanza non ci vanno quasi mai o - almeno - non per un periodo così lungo!) si comincia a ragionare sul prossimo anno scolastico e su ciò che si andrà ad affrontare.

Mi capita infatti - più che in altri periodi dell'anno - di parlare con docenti di ogni ordine e grado di quanto accaduto lo scorso anno e di quanto potrebbe accadere il prossimo.
Se ne parla di più forse perché c'è più tempo.
O probabilmente perché ci sono novità nel campo che interessano [=preoccupano] tutti.

A parte i B.E.S. (la nuova frontiera/sfida di scuola e pedagogia) capita che ci si confronti - tra educatori ed insegnanti - su come intervenire nelle situazioni delicate o particolari. Quelle che esulano dal processo di insegnamento-apprendimento.
E sempre più spesso sento (o percepisco tra le righe) una sorta di preoccupazione nei docenti che si sentono impreparati (o inadeguati) ad affrontare il compito.
Non solo della disabilità in sé, ma anche (e forse soprattutto) di questi benedetti Bisogni Educativi Speciali che comprendono tutto.
E quindi - come spesso succede - non comprendono nulla.
Una nuova definizione, un nuovo contenitore ma pochi contenuti.

Qualche giorno fa ho lanciato una domanda su facebook, in un paio di gruppi di educatori.

Può esserci un buon apprendimento senza una relazione affettiva?
Apprendimento ed educazione sono sinonimi?

Posto che tutti negavano i due termini come sinonimi, le risposte alla prima domanda mi hanno un po' spiazzato. La più distante dal mio vissuto è stata:


Instaurare una relazione è fondamentale in ambito educativo altrimenti non si riuscirebbe ad entrare in empatia e connessione con l'altro. Lo stesso deve avvenire in ambito scolastico: se un docente non si prende carico della difficoltà, perplessità e necessità del discente non può esserci nessun apprendimento.. quindi si, si instaura una relazione anche di tipo affettiva.

Nella mia esperienza di educatore scolastico ho visto professori che provavano empatia e connessione solo con la propria materia, con la quale avevano una relazione talmente affettiva da considerare gli studenti come degli "intrusi".
Ecco perché mi sono ritrovato a riflettere su questo argomento.

L'insegnamento è "la trasmissione del sapere". L'apprendimento è la "ricezione del sapere".
Me lo figuro come un processo lineare a senso unico.


Della serie: io docente offro a te discente il mio sapere, a prescindere dal fatto che tu lo voglia apprendere oppure no.
Siamo già fortunati quando il processo di insegnamento/apprendimento è a senso unico alternato.


Della serie: io docente offro a te discente il mio sapere e tu discente me lo restituisci come appreso attraverso delle prove di valutazione.

Non c'è bisogno di relazione affettiva, non occorre empatia.
Il processo educativo è differente: educatore ed educando - sebbene su due livelli differenti - stanno all'interno dello stesso processo che è di tipo circolare.


Della serie: io educatore offro a te la mia esperienza ma ti lascio la libertà di rielaborarla, digerirla e farla tua come meglio credi, a patto che tu me la restituisca in modo che possa - per me - diventare nuovamente esperienza. 
In questo processo è necessario che ci siano relazione, empatia, dialogo, ascolto reciproco, scambio...

Ecco perché gli insegnanti faticano a comprendere l'approccio educativo. Per loro formazione sono principalmente dei cultori della materia, degli esperti di contenuti. Diventano "educatori/insegnanti" solo se hanno una predisposizione personale e la utilizzano nella loro professione.
Spesso senza formazione o confronto.

Oggi una professoressa mi ha chiesto: "E dove sono i nostri Bisogni Educativi Speciali? Quelli di noi docenti?"
Era una domanda provocatoria ma l'ho voluta leggere come una richiesta legittima di aiuto nella gestione di un qualcosa che non le appartiene.

Ma forse sono solo un educatore ed è la mia deformazione professionale ad avermela fatta percepire così?

3 commenti:

  1. Credo che nei diversi gradi della scuola dell'obbligo un insegnante non possa non essere anche un po' educatore (non sono un insegnante ma sono stato un alunno) partendo dalla scuola elementare e su a salire.
    Per mio esperienza, parlo sempre da ex alunno, ad esempio alle scuole medie, periodo importante per la formazione di un individuo, un insegnate non può non instaurare una relazione personale con i propri alunni. Ma c'è qualche insegnante che pensa di passare tutto quel tempo con gli alunni insegnando solo la propria materia senza instaurare una relazione affettiva?!? Varrebbe allora un insegnamento pre-registrato su pc, adesso la tecnologia lo permetterebbe anche. Forse solo una pianta o minerale...
    Temo che alcuni insegnanti vorrebbero fare i chirurghi, nel senso di arrivare e operare con un paziente che dorme, dove basta solo la tecnica ma devono fare i medici generici e instaurare un rapporto con i propri pazienti.
    Altro fraintedimento è considerare un insegnante che crea un rapporto affettivo, ma forse basterebbe di parlare di rapporto "umano", come uno che non sa insegnare, ha una classe non disclipinata, non prepara i sui alunni sulla materia che insegna. Ma non è come riempire un vaso.

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    1. purtroppo la realtà che ho descritto esiste.
      certamente ci sono anche docenti che instaurano una relazione "umana" e che vanno lodati per questo.
      il vero problema è che non si può lasciare il tutto al caso: la costruzione di una relazione educativa deve essere un atto pedagogicamente pensato, mediato da strumenti specifici appresi.
      la scuola è un'agenzia educativa e in quanto tale DEVE educare, non può FORSE educare...
      come giustamente affermi gli anni della scuola sono un periodo molto importante nella formazione di un adulto.

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  2. ho la fortuna di lavorare da sempre a scuola come educatore, nella mia esperienza mi sono trovata davanti a tanti tipi di insegnanti, ma mai a degli insegnanti/educatori... per lo meno per come li intendo io!
    ci sono insegnanti che sono troppo dentro la materia, troppo dentro i programmi, la burocrazia, le covocazioni del provveditorato, le riunioni di circolo, i consigli di classe...poi loro hanno anche una vita privata!!!
    con presunzione mi vien da dire, va bene cosi, voi fate gli insegnanti e noi gli educatori, ogniuno il suo ruolo.
    ci dovrebbe essere collaborazione, ma se questa non si trova come molto spesso accade, perchè il ruolo dell'educatore non viene capito, in quel caso si deve educare, sta a noi far capire e trasmettere l'importanza dell'educare.

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