Il tema lanciato a giugno da Snodi Pedagogici è: #educazionEbellezza
"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace.
Quale posto ha l'educazione al Bello nella nostra vita? Come siamo stati formati e come vogliamo formare i nostri ragazzi alla bellezza? Non è semplice educare a un concetto così soggettivo, ma è necessario, specialmente in un'epoca in cui, si dice, tutto è soggettivo e più nulla ha valore assoluto"
Buona lettura.
#educazionEbellezza - Abitare il proprio spazio
Voglio essere frivola, è giugno, il tema è perfetto, un’abbinata naturale specialmente nel nostro emisfero nord: estate & bellezza, esposizione dei corpi in libertà (già qualche perplessità mi nasce).
Assediati da articoli e servizi televisivi, pubblicità via web tutti orientati a illustrarci modalità varie per arrivare alla famosa prova bikini in forma perfetta, milioni di manualetti sul mangiare sano, infine come ogni anno parte la campagna politica sul magro è salute è bellezza è successo.
Chi controlla il peso è così potente da controllare la vita.Chi controlla il cibo è così forte da controllare la sua nutrizione.
Mi sono già auto-turbata, io decisamente arrodondata da qualche annetto, propensa a stare in salute e a nutrirmi bene.
Poi mentre preparavo il lavoro per lo studio, e nel riordinavo le carte e gli appunti, mi passan per le mani vecchi progetti e leggo: Abitare il proprio spazio.
Una vecchia cosa che avevo “sognato di realizzare” molti anni fa quando lavoravo come pedagogista in un gruppo di disabili intellettivi di circa 30anni: loro si apprestavano a entrare in un progetto di autonomia residenziale e io volevo sostenere le famiglie che erano molto angosciate che dopo anni di vita a occuparsi dei loro figli adesso dovevano trovare le forze per lasciarli andare.
Ma Abitare il proprio spazio era ed è un percorso di auto-riflessione su quale sia lo spazio: la casa o il proprio corpo?
Allora come oggi la più grande difficoltà è individuare il nostro spazio corporeo, riconoscerlo ed esplorarlo, amarlo e assaporarlo. I bambini e sopratutto i preadolescenti (e oltre) che vedo come specialista, ma anche dai confronti con le colleghe, sono sempre più dissociati nella dicotomia mente-corpo: o vanno male a scuola o hanno degli impacci motori, o sono con comportamenti non adeguati socialmente o non sanno leggere (dicono ogni volta i genitori…gli insegnanti).
L’essere umano è visualizzato dalla pedagogia clinica come unicità di anima e corpo. Lungo il percorso clinico, dall’incontro iniziale fino ad arrivare alla diagnosi, la corporeità della persona è tenuta in grande considerazione, essendo essa stessa il luogo in cui si esplicitano e si esprimono il senso, la traiettoria e la direzione di un’esistenza unica e irripetibile, di una storia di vita individuale e specifica. L’intervento rivolto alla persona in difficoltà tiene anch’esso in grande considerazione la corporeità quale dato immediato attraverso cui la persona comunica i propri bisogni, le proprie aspirazioni e costruisce il proprio progetto di vita. (cit. Gerardo Pistillo, Il corpo in pedagogia clinica, Ed. Magi 2012)
Partendo da queste parole con cui il collega apre nel libro all’importanza e centralità del corpo nei Metodi Pedagogico Clinici, vi chiedo anche voi come me reputate che in educazione lavorare sul corpo è il primo passaggio (e sottolineo a qualsiasi età) per mettere in moto il cambiamento auto-educativo della persona?
Che senso avrebbe non ripartire dalla propriocezione del corpo quando è nella sua conoscenza che sono celati i segreti degli apprendimenti?
E la bellezza allora in educazione cosa diventa?
Per me e per la mia esperienza professionale, è il condurre l’altro a riordinare il caos, riconoscendo prima i propri schemi e le proprie armonie, verificarne l’applicabilità pratica e infine memorizzarli per replicarli ogni volta che gli sarà necessario.
Vi faccio un esempio, una giovinetta dai modi raffinati con cui lavoravo tempo fa per delle difficoltà nel latino e sopratutto nella matematica continuava a dirmi, nei primi incontri, che doveva dimagrire. Allora abbiamo fatto un gioco di sagome: lei ha realizzato la mia ed io la sua. Solo quando ha posto la sagoma di se stessa sulla mia ha realizzato che lei era magra, perché “lei dottoressa non è obesa (sorridendo mi disse)”. Ovvio, con lei il lavoro fu aiutarla nell’imparare a osservarsi, osservare il mondo per individuarne le logiche e sviluppare l’attenzione e la concentrazione…come poteva cogliere le leggi della matematica e del latino se non coglieva né se stessa né il proprio habitat?!
Questo lavoro sul corpo, sull’estetica intesa come ordine personale, sulla passione verso l’arte dovrebbe essere alimentato dalla scuola che invece vedo sempre più orientarsi sulle valutazioni e competenze cognitive, ma come fa un bambino a imparare la geometria se non coglie le linee del suo corpo? come fa a riconoscere le lettere se non ha imparato ad osservare se stesso?
#educazioneBellezza per me è sostenere le persone nel momento in cui si guardano per la prima volta e si scoprono essere un opera estetica, si relazionano con passione verso il loro corpo. Non c’è più controllo ossessivo, c’è solo osservazione e curiosità; in quel momento i modelli con cui veniamo bombardati vengono guardati con distacco e non con aspirazione, il cibo diventa nutrizione, il corpo ritrova il piacere dei sensi.
"Il bello è una manifestazione di arcane leggi della natura, che senza l'apparizione di esso ci sarebbero rimaste eternamente celate.” (Goethe)
Per riflettere anche insieme ai vostri figli vi propongo questo video
Vania Rigoni, dottoressa in Scienze dell’Educazione, Pedagogista clinico e Mediatrice Familiare ma anche moglie, figlia e mamma bipede. Nella vita mi sono occupata di educazione e espressione creativa; la mia mission è “dare al mondo quello che vorrei ricevere”, proporre alle persone vie per auto-costruire la propria serenità. Ho un blog ww.bottegadellapedagogista.com su cui da anni cerco di portare le mie riflessioni fuori Firenze.
I blogging day fanno parte di un progetto culturale organizzato e promosso da Snodi Pedagogici.
Questo avrà termine con l'estate e sfocerà in un'antologia dei contributi che verrà pubblicata sotto forma di ebook, il cui ricavato andrà in beneficenza alla "Locanda dei Girasoli" (
http://www.lalocandadeigirasoli.it/ )
Una volta finito il percorso di pubblicazione online, vari autori che hanno preso parte ai BDay, verranno contattati dalla redazione
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