Ogni essere umano è "strano" (o straniero) fuori dal proprio contesto.
Colore della pelle, lingua, cultura, cibo, abitudini... e poi idee, fissazioni, stranezze, disabilità, disagio.
I bambini sono auto-centrati (in modo sano, autentico e inconsapevole, non come alcuni adulti - che spesso peggio dei bambini - sono ego-centrati) e faticano a capire queste differenze.
Che strumenti possono aiutarci a spiegare loro che il "diverso" in realtà è solo "differente" da noi?
E che quando il contesto cambia i diversi potremmo essere noi?
Il linguaggio della favola può correrci in aiuto...
Le favole sono la metafora della vita quotidiana ma il linguaggio fantastico ci può aiutare a superare ciò che nella "lingua dei grandi" sembra impossibile da spiegare.
Basta avere un po' di fantasia e chiarirsi quale obiettivo si vuole raggiungere.
Ecco ad esempio la favola scritta da Sara.
Bruno e Bianca
C’era una volta un orsa di nome Bianca che viveva
al Polo Nord, in mezzo ai ghiacci con i suoi amici. Trascorreva tutto il suo
tempo giocando con loro a prendere i pesci, a rotolarsi nella neve e a
scherzare le foche e i pinguini per la loro goffaggine.
Questo era per
Bianca il divertimento più grande: in quanto orso metteva paura agli altri
animali per la sua forza fisica … e questo la faceva sentire davvero
importante.
Un giorno, mentre
con i suoi amici era intenta a scherzare le foche monache, Bianca vide apparire in lontananza un orso che
spiccava sui ghiacci per il colore del pelo.
Era nero, grosso
quanto lei e cercava di fuggire da un branco di lupi affamati che lo avevano
attaccato.
L’operazione
risultava particolarmente difficile perché l’orso non riusciva a nascondersi
tra le nevi e i lupi continuavano ad inseguirlo.
Quando l’orso
vide i suoi simili bianchi si diresse verso di loro in cerca di aiuto.
- Ecco degli orsi – disse – se riesco a
raggiungerli mi daranno certo una mano -. E così via, di corsa verso di loro.
I lupi, vedendo
così tanti orsi si spaventarono e decisero di abbandonare la preda.
Bianca fu la
prima ad avvicinarsi all’orso straniero: - Chi sei? Cosa fai da queste parti? –
- Mi chiamo Bruno – disse lo straniero – e volevo
ringraziarvi per l’aiuto che mi avete dato -.
- Nessuno di noi
voleva aiutarti, sei tu che ti sei avvicinato. Noi non ti vogliamo perché sei
scuro: se stai con noi tutti i lupi ci salteranno addosso perché non riusciremo
più a nasconderci tra la neve. Vattene, torna a casa tua – disse seccamente
Bianca. Rinforzato da Bianca tutto il branco urlò in coro “Vattene!” a Bruno.
- lasciatemi spiegare amici: mi sono perso mentre
cercavo il cibo per il mio branco. A casa mia il cibo scarseggia e ogni giorno
dobbiamo allargare il nostro giro per poterci sfamare. Io l’ho allargato troppo
e mi sono perso. E poi quei lupi … -
bruno fu
bruscamente interrotto da Bianca.
- Ti ho detto di andartene, le tue spiegazioni
non ci interessano. Tu sei diverso. Non ti vedi? Sembra che sei caduto nel
fango. –. Tutti gli orsi risero
sonoramente e Bruno, sconsolato, girò su se stesso e cominciò a camminare
cercando la via di casa.
Dopo qualche
anno Bianca, ormai diventata grande, stava cacciando per sfamare il suo branco.
Un giorno,
mentre inseguiva la scia di un grosso pesce che avrebbe assicurato pasti per un
po’ di giorni, la lastra di ghiaccio su cui era improvvisamente si staccò e
andò alla deriva.
La lastra si
allontanava sempre di più dal polo nord sciogliendosi piano piano. Quando ormai
il ghiaccio si era quasi completamente consumato Bianca riuscì ad aggrapparsi
al ramo di un albero che sporgeva.
Si trovò davanti
ad un paesaggio a lei sconosciuto: non c’era più il bianco della neve, tutto
era scuro perché gli alberi alti e fitti coprivano il sole.
Non sapeva dove
andare, qual era la strada per tornare indietro e, spaventata cominciò a
gironzolare senza meta.
Improvvisamente
si sentì circondata: un branco di lupi stava per attaccarla e lei non poteva
nascondersi. Come mimetizzarsi se non c’era niente di bianco?
I lupi avevano
la bava alla bocca pregustando la cena, e si preparavano ad attaccare,
aspettando soltanto il segnale del capobranco.
Il primo lupo
spiccò il suo balzo verso la preda … ma una possente zampata lo stese a
terra. Un gigantesco grizzly, imponente
sulle zampe posteriori, lanciò un grande ruggito facendo fuggire tutti i lupi.
Bianca era
ancora spaventata e tremante.
- Come stai? – le chiese il grizzly .
- Bene, sei
arrivato appena in tempo. Grazie. – rispose Bianca
- Non puoi stare da sola nella foresta, sei una
preda troppo facile. Io so cosa si prova a non potersi mimetizzare. Ma adesso
stai tranquilla, hai un amico che ti aiuterà. -
- Bruno? –
chiese timidamente Bianca.
- Come fai a
conoscere il mio nome? -
- Io ti conosco, sono quella che ti ha cacciato
dal polo nord, rifiutandoti l’aiuto che tu invece non hai esitato a darmi. Oggi
la diversa sono io. –
- Stai facendo
ancora lo stesso errore: tu non sei diversa, tutti gli orsi sono semplicemente
orsi -.
- Io sono stata
semplicemente una stupida: mi sono fermata al colore del pelo senza chiedermi
chi fossi veramente. Scusami -
- Anch’io ancora
non so chi sei, non mi hai nemmeno detto come ti chiami. -
- Io sono Bianca, Bruno. -
niente di più bello poteva spiegare il concetto di uguaglianza...:)
RispondiEliminaGrazie giulia, in poche parole hai espresso molto bene ciò che pensavi. E mi rende felice sapere che il mio post abbia scaturito questo tipo di emotività: era proprio ciò che speravo!
EliminaE i lettori stranieri (visto che sembrano esserci, sia stranieri in Italia che lettori dall'estero) non hanno nessun commento in merito?
RispondiEliminaQuest'anno a scuola ( Scuola infanzia)affronteremo il tema dell'intercultura anche perché io inizierò con una sezione che avrà 13 stranieri su 25. Va detto che la nostra scuola ha sempre avuto un'alta affluenza di stranieri e abbiamo sempre cercato di accogliere le famiglie rendendole partecipi. Credo infatti che i bambini non si pongano i limiti che ci poniamo noi adulti, non alzano barriere e che forse il lavoro più grande va fatto con le famiglie cercando di integrarle, i bambini sono bravissimi da soli! Bianco, nero, giallo rosso, li vediamo noi, i bimbi vedono solo il cuore e quello, permettetemi, è di un solo colore per tutti!
RispondiEliminaLe storie però ci aiutano a farci scoprire l'amicizia e allora utilizzeremo Piccolo giallo e piccolo blu (gli amici finiscono per assomigliarsi), Due amici (L'amicizia supera ogni barriera)... non parleremo di colore della pelle ma di diverse culture ed impareremo a scoprirle, aiutati dalle famiglie, per non averne più paura e vedere i tesori che ogni paese ci porta.
Verissimo Dada: sono gli adulti ego-centrati a vedere le differenze. Spesso i bambini non le scorgono, ma se vivono in una società che evidenzia (e stigmatizza) ciò che è diverso anche loro apprenderanno così. Tocca agli adulti educare all'uguaglianza, sottolineando che le differenze altro non sono che risorse.
EliminaE lo stesso ragionamento vale - secondo me - anche per le differenze meno evidenti: estrazione sociale, disagio, disabilità...
Sono completamente d'accordo, noi adulti siamo l'esempio e la guida e per questo dobbiamo riflettere sui nostri comportamenti e cercare di superare i nostri limiti mentali.
RispondiEliminaTre giorni fa ho viaggiato parlando con una signora albanese, in Italia ormai da 20 anni, e mi ha arricchita raccontandomi la sua esperienza, le sue sofferenze a dover lasciare il suo Paese... e poi tante ricette e storie di vita vissuta, usanze... ero come una bambina che ascolta la sua favola preferita!