martedì 31 luglio 2012

Le differenze spiegate ai bambini: quali linguaggi possibili?

Ogni essere umano è "strano" (o straniero) fuori dal proprio contesto.
Colore della pelle, lingua, cultura, cibo, abitudini... e poi idee, fissazioni, stranezze, disabilità, disagio.
I bambini sono auto-centrati (in modo sano, autentico e inconsapevole, non come alcuni adulti - che spesso peggio dei bambini - sono ego-centrati) e faticano a capire queste differenze.
Che strumenti possono aiutarci a spiegare loro che il "diverso" in realtà è solo "differente" da noi?
E che quando il contesto cambia i diversi potremmo essere noi?
Il linguaggio della favola può correrci in aiuto...
Le favole sono la metafora della vita quotidiana ma il linguaggio fantastico ci può aiutare a superare ciò che nella "lingua dei grandi" sembra impossibile da spiegare.
Basta avere un po' di fantasia e chiarirsi quale obiettivo si vuole raggiungere.

Ecco ad esempio la favola scritta da Sara.

Bruno e Bianca

C’era una volta un orsa di nome Bianca che viveva al Polo Nord, in mezzo ai ghiacci con i suoi amici. Trascorreva tutto il suo tempo giocando con loro a prendere i pesci, a rotolarsi nella neve e a scherzare le foche e i pinguini per la loro goffaggine.
Questo era per Bianca il divertimento più grande: in quanto orso metteva paura agli altri animali per la sua forza fisica … e questo la faceva sentire davvero importante.
Un giorno, mentre con i suoi amici era intenta a scherzare le foche monache, Bianca  vide apparire in lontananza un orso che spiccava sui ghiacci per il colore del pelo.
Era nero, grosso quanto lei e cercava di fuggire da un branco di lupi affamati che lo avevano attaccato.
L’operazione risultava particolarmente difficile perché l’orso non riusciva a nascondersi tra le nevi e i lupi continuavano ad inseguirlo.
Quando l’orso vide i suoi simili bianchi si diresse verso di loro in cerca di aiuto.
- Ecco degli orsi – disse – se riesco a raggiungerli mi daranno certo una mano -. E così via, di corsa verso di loro.
I lupi, vedendo così tanti orsi si spaventarono e decisero di abbandonare la preda.
Bianca fu la prima ad avvicinarsi all’orso straniero: - Chi sei? Cosa fai da queste parti? –
- Mi chiamo Bruno – disse lo straniero – e volevo ringraziarvi per l’aiuto che mi avete dato -.
- Nessuno di noi voleva aiutarti, sei tu che ti sei avvicinato. Noi non ti vogliamo perché sei scuro: se stai con noi tutti i lupi ci salteranno addosso perché non riusciremo più a nasconderci tra la neve. Vattene, torna a casa tua – disse seccamente Bianca. Rinforzato da Bianca tutto il branco urlò in coro “Vattene!” a Bruno.
- lasciatemi spiegare amici: mi sono perso mentre cercavo il cibo per il mio branco. A casa mia il cibo scarseggia e ogni giorno dobbiamo allargare il nostro giro per poterci sfamare. Io l’ho allargato troppo e mi sono perso. E poi quei lupi … -
bruno fu bruscamente interrotto da Bianca.
- Ti ho detto di andartene, le tue spiegazioni non ci interessano. Tu sei diverso. Non ti vedi? Sembra che sei caduto nel fango. –.  Tutti gli orsi risero sonoramente e Bruno, sconsolato, girò su se stesso e cominciò a camminare cercando la via di casa.
Dopo qualche anno Bianca, ormai diventata grande, stava cacciando per sfamare il suo branco.
 Un giorno, mentre inseguiva la scia di un grosso pesce che avrebbe assicurato pasti per un po’ di giorni, la lastra di ghiaccio su cui era improvvisamente si staccò e andò alla deriva.
La lastra si allontanava sempre di più dal polo nord sciogliendosi piano piano. Quando ormai il ghiaccio si era quasi completamente consumato Bianca riuscì ad aggrapparsi al ramo di un albero che sporgeva.
Si trovò davanti ad un paesaggio a lei sconosciuto: non c’era più il bianco della neve, tutto era scuro perché gli alberi alti e fitti coprivano il sole.
Non sapeva dove andare, qual era la strada per tornare indietro e, spaventata cominciò a gironzolare senza meta.
Improvvisamente si sentì circondata: un branco di lupi stava per attaccarla e lei non poteva nascondersi. Come mimetizzarsi se non c’era niente di bianco?
I lupi avevano la bava alla bocca pregustando la cena, e si preparavano ad attaccare, aspettando soltanto il segnale del capobranco.
Il primo lupo spiccò il suo balzo verso la preda … ma una possente zampata lo stese a terra.  Un gigantesco grizzly, imponente sulle zampe posteriori, lanciò un grande ruggito facendo fuggire tutti i lupi.
Bianca era ancora spaventata e tremante.
- Come stai? – le chiese il grizzly .
- Bene, sei arrivato appena in tempo. Grazie. – rispose Bianca
- Non puoi stare da sola nella foresta, sei una preda troppo facile. Io so cosa si prova a non potersi mimetizzare. Ma adesso stai tranquilla, hai un amico che ti aiuterà. -
- Bruno? – chiese timidamente Bianca.
- Come fai a conoscere il mio nome? -

- Io ti conosco, sono quella che ti ha cacciato dal polo nord, rifiutandoti l’aiuto che tu invece non hai esitato a darmi. Oggi la diversa sono io. –
- Stai facendo ancora lo stesso errore: tu non sei diversa, tutti gli orsi sono semplicemente orsi -.
- Io sono stata semplicemente una stupida: mi sono fermata al colore del pelo senza chiedermi chi fossi veramente. Scusami -
- Anch’io ancora non so chi sei, non mi hai nemmeno detto come ti chiami. -
- Io sono Bianca, Bruno. - 

6 commenti:

  1. niente di più bello poteva spiegare il concetto di uguaglianza...:)

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    1. Grazie giulia, in poche parole hai espresso molto bene ciò che pensavi. E mi rende felice sapere che il mio post abbia scaturito questo tipo di emotività: era proprio ciò che speravo!

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  2. E i lettori stranieri (visto che sembrano esserci, sia stranieri in Italia che lettori dall'estero) non hanno nessun commento in merito?

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  3. Quest'anno a scuola ( Scuola infanzia)affronteremo il tema dell'intercultura anche perché io inizierò con una sezione che avrà 13 stranieri su 25. Va detto che la nostra scuola ha sempre avuto un'alta affluenza di stranieri e abbiamo sempre cercato di accogliere le famiglie rendendole partecipi. Credo infatti che i bambini non si pongano i limiti che ci poniamo noi adulti, non alzano barriere e che forse il lavoro più grande va fatto con le famiglie cercando di integrarle, i bambini sono bravissimi da soli! Bianco, nero, giallo rosso, li vediamo noi, i bimbi vedono solo il cuore e quello, permettetemi, è di un solo colore per tutti!
    Le storie però ci aiutano a farci scoprire l'amicizia e allora utilizzeremo Piccolo giallo e piccolo blu (gli amici finiscono per assomigliarsi), Due amici (L'amicizia supera ogni barriera)... non parleremo di colore della pelle ma di diverse culture ed impareremo a scoprirle, aiutati dalle famiglie, per non averne più paura e vedere i tesori che ogni paese ci porta.

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    1. Verissimo Dada: sono gli adulti ego-centrati a vedere le differenze. Spesso i bambini non le scorgono, ma se vivono in una società che evidenzia (e stigmatizza) ciò che è diverso anche loro apprenderanno così. Tocca agli adulti educare all'uguaglianza, sottolineando che le differenze altro non sono che risorse.
      E lo stesso ragionamento vale - secondo me - anche per le differenze meno evidenti: estrazione sociale, disagio, disabilità...

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  4. Sono completamente d'accordo, noi adulti siamo l'esempio e la guida e per questo dobbiamo riflettere sui nostri comportamenti e cercare di superare i nostri limiti mentali.
    Tre giorni fa ho viaggiato parlando con una signora albanese, in Italia ormai da 20 anni, e mi ha arricchita raccontandomi la sua esperienza, le sue sofferenze a dover lasciare il suo Paese... e poi tante ricette e storie di vita vissuta, usanze... ero come una bambina che ascolta la sua favola preferita!

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