Ho lasciato passare un paio di giorni dal mio ultimo post perché volevo che quanto ho scritto sedimentasse un po'. In me e negli altri.
Ho passato il fine settimana bombardato da commenti su tutti i social network, in ogni telegiornale, in diverse trasmissioni televisive.
Psichiatri, psicologi, avvocati, giudici, educatori, persone comuni... Ognuno ha detto (qualche volta urlato) la propria opinione e il proprio sdegno sulla faccenda.
Ma io ho cercato di mantenere la mia linea: non commentare ciò che non conosci a fondo, non prendere una posizione fino a che tutto non sarà chiaro.
Ma negli avvenimenti di Padova non ci sarà mai chiarezza, non si saprà mai la verità fino in fondo.
E credo sia giusto così, nel nome di quella tutela della privacy e dell'interesse del minore tanto sbandierati.
Ho passato il fine settimana bombardato da commenti su tutti i social network, in ogni telegiornale, in diverse trasmissioni televisive.
Psichiatri, psicologi, avvocati, giudici, educatori, persone comuni... Ognuno ha detto (qualche volta urlato) la propria opinione e il proprio sdegno sulla faccenda.
Ma io ho cercato di mantenere la mia linea: non commentare ciò che non conosci a fondo, non prendere una posizione fino a che tutto non sarà chiaro.
Ma negli avvenimenti di Padova non ci sarà mai chiarezza, non si saprà mai la verità fino in fondo.
E credo sia giusto così, nel nome di quella tutela della privacy e dell'interesse del minore tanto sbandierati.
Con questa consapevolezza oggi sono tornato a lavorare.
Mai il destino mi ha riservato uno scherzo così divertente, affascinante e a tratti incredibile.
Oggi comincio a seguire un nuovo caso, un intervento che mi è stato presentato nelle scorse settimane.
Devo monitorare gli incontri tra un padre e la sua bambina, a seguito di una separazione problematica tra genitori.
Divertente no?
Ancora mi rimbombano nelle orecchie tutti i commenti (congruenti o meno, intelligenti o meno, competenti o meno) che ho sentito negli ultimi giorni.
E con questa eco assordante mi appresto ad incontrarli.
Mai il destino mi ha riservato uno scherzo così divertente, affascinante e a tratti incredibile.
Oggi comincio a seguire un nuovo caso, un intervento che mi è stato presentato nelle scorse settimane.
Devo monitorare gli incontri tra un padre e la sua bambina, a seguito di una separazione problematica tra genitori.
Divertente no?
Ancora mi rimbombano nelle orecchie tutti i commenti (congruenti o meno, intelligenti o meno, competenti o meno) che ho sentito negli ultimi giorni.
E con questa eco assordante mi appresto ad incontrarli.
Non voglio partire con il pregiudizio di servizi che vengono vissuti come aggressivi e violenti, o di operatori che vengono poi criticati perché potevano effettuare scelte diverse, o di tribunali che possono commettere errori, o di presunte patologie esistenti, riconosciute o meno.
Voglio solo fare il mio lavoro, con la professionalità di sempre.
Devo incontrare la madre, presentarmi alla figlia e monitorare l'incontro tra la bimba ed il padre.
Osservare, mediare la comunicazione, tamponare eventuali situazioni di disagio. E restituire poi quanto visto, detto e letto tra le righe ai servizi referenti.

Non prenderò le parti di nessuno, perché questo mi viene chiesto.
E questo avrebbero dovuto fare anche nell'episodio di Padova.
Ma ognuno ha dovuto dire la sua, e pochi sono riusciti a tacere.
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