giovedì 25 ottobre 2012

Padova: la bolla di sapone

Sono passate due settimane e già non se ne sente più parlare.
Quattordici giorni fa imperava su tutte le tv e in rete quel famosissimo video. Lo avete già dimenticato?
Mi riferisco al video del bimbo di dieci anni "barbaramente" portato via dalla polizia, "ingiustamente strappato" dalle braccia della sua mamma ed inserito in casa famiglia.
Come potete averlo già chiuso in un cassetto?
Eppure molti ne hanno parlato, tanti hanno urlato allo sdegno, diversi hanno denunciato uno scandalo pari ad una barbarie, pochi sono riusciti a tacere.
Eppure di quel bambino non v'è più traccia in alcuna trasmissione televisiva, talk show o social network.
Dopo il tanto urlare dei parenti presenti, degli specialisti, dei tecnici, dei presentatori, della gente comune... Immancabilmente il silenzio!
Spesso capita questo: si cavalca l'onda dell'emozione, ci si aggrega nello sdegno, ci si unisce al coro di chi urla la vergogna. E poi si passa ad altro.
La solita bolla di sapone che presto scoppia.
E Leonardo?
Si, ho usato il suo nome (vero o inventato che sia) e ho smesso di chiamarlo "il bambino di 10 anni".
Perché?
Semplice: perché a me, di tutta questa storia, è rimasta la preoccupazione per lui, essere umano e non simbolo o stendardo dietro cui nascondere altri fini.
Dopo tanti anni di lavoro in comunità per minori, dopo aver accolto tanti "allontanamenti coatti" mi è rimasta l'attenzione per il dopo.
Per il benessere (o malessere) di questi bimbi e ragazzi, per gli interventi possibili (o impossibili) da poter porre in essere, per la ricerca di strumenti pedagogici da mettere in campo.
Questo, per me, è il mondo educativo. O almeno dovrebbe esserlo.
Ma mi sento un pesce fuor d'acqua, con pochi che la pensano o vivono questa situazione nello stesso modo in cui succede a me.
Mi piacerebbe educare questo mondo.
Mi piacerebbe poter insegnare che non è chi urla di più ad essere più forte.
Vorrei poter aiutare le persone a non vivere solo le emozioni di pancia e poi dimenticare.
Vorrei...
Sono pragmatico? O sono visionario?
Si parla tanto (e sempre più spesso) della rete, dei suoi vincoli, dei suoi limiti e delle sue risorse. Ed io sono il primo che tenta sempre di "vedere il bicchiere mezzo pieno" e trarre dal web ciò che di meglio mi può dare.
La rete è veloce. Tutto passa e scorre. Panta rei.
Ma l'essere umano deve rimanere al centro di tutto. L'uomo deve poter (saper?) decidere a prescindere dallo strumento che utilizza.

Due settimane fa ho deciso di non commentare quanto accaduto.
Oggi decido di non dimenticare che dietro al circo mediatico che ci ha investito, alle urla di sdegno e di vergogna, ai commenti, c'è Leonardo: un bambino che ha sofferto e che probabilmente sta ancora soffrendo.
Oltre a questa mia decisione, un pensiero speciale va a quegli educatori, a quei colleghi, che in questo momento con Leonardo stanno lavorando.
Che sappiano stare fuori da tutto ciò che gli gira intorno e lavorino con professionalità e con passione.
 

3 commenti:

  1. Sinceramente sono contenta che non se ne senta più parlare. Non penso fosse utile a nessuno, meno di tutti a Leonardo, sbandierare una vicenda familiare (o almeno parte di essa). In quei giorni il video l'ho visto, era ovunque. Non ero sdegnata per l'allontanamento coatto, quello purtroppo a volte è necessario, ma delusa che gli adulti presenti preposti a farlo non avessero saputo gestire meglio la situazione, evitare di trascinare il bambino per esempio. Credo che questa non sia la norma degli allontanamenti coatti, o almeno, da non addetta ai lavori, me lo auguro.

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  2. Infatti il problema è che non se sarebbe dovuto parlare fin dall'inizio. Almeno non in quei termini. Ciò che mi lascia amareggiato è che la situazione è stata strumentalizzata e poi è finita nel nulla.
    Chi ne parlava "in nome di Leonardo" avrebbe semplicemente potuto ammettere che ne parlava "per cavalcare l'onda".

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  3. Condivido in pieno e da educatore mi associo in particolare al pensiero speciale che fai ai colleghi che ora, finalmente all'ombra dei riflettori, hanno il compito di contenere e ricostruire affetti e relazioni con passione e professionalità.
    A Milano, parecchi anni fà, ai tempi lavoravo con i minori, quando avveniva un allontanamento coatto, a fianco delle forze dell'ordine il Comune metteva un educatore proprio per garantire il minore; ma forse oggi, in una logica di tagli ciò non avviene più.
    (un saluto a Mastra... :)

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