domenica 19 agosto 2012

Fare il padre oggi: una sfida o una dannazione?


Cambiare il pannolino, fare il bagnetto, preparare il brodo vegetale e la pappa, pettinare, cantare la ninna nanna e raccontare storie, vestire e fare i codini... Tutte attività da mamme!
E se le svolgono i papà? Un mucchio di complimenti, ma vengono chiamati "mammi".
"Mammo": mai definizione mi fece più infuriare!
Perché non si può riconoscere che questi compiti sono anche di competenza del "sesso forte"?
Normalmente si ritiene che il prendersi cura dei cuccioli sia di competenza esclusiva del gentil sesso. Perché fino a quando i figli non vanno a giocare a calcio i padri sono inutili! Quale altro compito educativo potrebbero avere se non di accompagnarli a fare sport? E se - come, per fortuna, è accaduto a me - il cucciolo è una cucciola? Non avrò un compito fino a quando non si tratterà di spaventare potenziali fidanzati?
Io mi oppongo!
E non solo per affetto, ma per una sana convinzione che nel naturale processo di crescita di un figlio il compito di entrambi i genitori è importante.
Qualche post fa ragionavo sulla differenza tra "to care" (=curare) e "to cure" (=prendersi cura). In questo caso, però, non c'è differenza di gender nei due compiti: padre e madre devono curare e prendersi cura dei propri cuccioli.
La differenza sta nel ruolo perché ogni genere ne ha uno suo nell'educazione. Che non significa - secondo me - che ognuno ha dei compiti precisi ma distinti, quanto che ogni singolo compito va svolto secondo le proprie capacità e peculiarità.
Perché se è universalmente noto che la madre deve rappresentare il legame simbiotico che porta all'attaccamento sicuro, quando il padre non si occupa di spezzare questo legame e introdurre il piccolo uomo (o donna) nei rapporti sociali il legame simbiotico si trasforma in patologia.
La mamma rappresenta l'affettività, l'accudimento, il porto sicuro in cui approdare nei momenti di difficoltà... Ma il papà deve essere il traduttore dei legami sociali, il veicolatore delle norme e dell'autorevolezza.
Ma per quanto riguarda l'accudimento primario? Un papà può cambiare un pannolino senza ricoprire un ruolo improprio naturalmente attribuito esclusivamente ad una madre? 
Ancora una volta io rispondo no!
Perché il cambio del pannolino da parte di una mamma è notoriamente differente da quello di un papà! Ma entrambi sono fondamentali poiché il modo in cui si affronta la genitalità (aperitivo della differenziazione sessuale) deve essere globale: uomo e donna vivono i propri organi genitali in modo differente, ma conoscere come l'altro gender vive il rapporto con questa sfera molto delicata della nostra vita diventa estremamente formativo.
Tutto vero e sacrosanto?
Può essere.
Ma come vive l'uomo la propria mascolinità quando viene definito "mammo"? Come può essere convinto della positività delle proprie azioni se vengono qualificate come poco virili?
Certamente non in modo positivo visto che sentirsi attribuire una caratteristica femminile - diciamoci la verità - a noi maschietti dà un po' fastidio.
Nella moderna società il ruolo maschile viene messo all'angolo nell'educazione dei figli, nel processo di emancipazione, nella moda... La crisi dell'uomo - dunque - di chi è colpa? A chi bisogna attribuirne la responsabilità?
La donna - dagli anni 70 in poi - ha dovuto lottare per vedere riconosciuto il proprio ruolo all'interno della società.
Giustamente.
Ma l'uomo che ha fatto in proposito?
Per paura di opprimere la lotta femminil-femminista ha abdicato al proprio ruolo. 
Perché senza la supremazia fisico-aggressiva il maschio non sa più da che parte stare?
Senza il machismo e il celodurismo l'uomo non sa come posizionarsi?
Ridicolo! E primitivo!
In educazione anche i padri hanno un loro ruolo, semplicemente non devono avere paura di ricoprirlo!
E forse comincerà una vera rivoluzione culturale che porterà - seriamente - alla parità dei sessi.
In educazione e nella società.

5 commenti:

  1. La costante posizione dominante del genere maschile ha portato gli uomini a percepire di norma se stessi non come un " soggetto" , ma come il " soggetto", occultando in questo modo la propria parzialità di genere , il proprio essere un genere.La mascolinità , pertanto , è rimasta invisibile.Analogamente , nel passato gli uomini hanno fatto della supremazia sulle donne un elemento essenziale della propria identità di genere , ne consegue che quando , in epoca contemporanea , il privilegio maschile è apparso minacciato , è stato l'intero equilibrio della mascolinità a vacillare .Il neofemminismo , in particolare , ha cambiato gli uomini perchè ha cambiato le donne ,e ha impedito una rifondazione , un rilancio della mascolinità tradizionale.Ma perchè un uomo deve sentirsi " meno uomo " se si prende cura della propria prole?!!
    Perchè un uomo dovrebbe sentirsi sminuito o minacciato nella sua virilità se si prende cura dei propri figli?!!!...Perchè?!!!!
    La virilità di un uomo non viene affatto intaccata per il semplice fatto che ricopre il ruolo di padre!!!!!!! Si impone sul palcoscenico internazionale una nuova figura ( o meglio un ruolo ) che la società contemporanea ( per definizione complessa ) deve necessariamente riconoscere , ovvero quella di un padre che con maggiormente consapevole del proprio ruolo si occupa dei propri figli , sia sotto il profilo educativo , sia da un punto di vista prettamente pratico.
    Taluni lo defiscono " mammo ", conferndo ovviamente a questo termine un'accezione negativa , io personalmente prendo le distanze da tale " definizione ",( onestamente mi sembra alquanto ridicola e denigratoria ).Credo fermamente che occorra educare le nuove generazioni in tal senso , rompere quei rigidi schemi mentali che impediscono di andare oltre , aprirsi al nuovo senza remore o timori , ampliare i propri orizzonti , scardinare tutte quelle formae mentis che limitano le potenzialità degli individui.
    Cari padri rivestite il vostro ruolo senza paura , senza indugi , si tratta certamente di un 'ardua impresa , di una grande sfida , ma sono convinta che possiate farcela...almeno provateci!!!!..è un vostro dovere!!!

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  2. Condivido pienamente l'excursus che ha portato alla crisi della virilità. E ritengo che la responsabilità sia da attribuirsi al genere maschile che, forse per paura del confronto, ha dovuto crearsi un ruolo "predominante" senza riuscire a capire le evoluzioni sociali e senza essere in grado di "riscoprirsi uomo" (un uomo diverso) nell'ultimo secolo. Quella proposta (e da me lanciata e condivisa) è una rivoluzione culturale complessa perché non coinvolge solo il genere maschile. Non è solo l'uomo a doversi sentire libero di fare il padre nell'accezione completa che qui proponiamo, ma è anche dovere della donna riconoscere e comprendere questo nuovo ruolo, questo nuovo bisogno. Nella mia esperienza di educatore e di padre mi sono accorto che le persone più sconvolte dai "nuovi" uomini che rivendicano il loro posto nell'accudimento e nell'educazione dei figli sono proprio le donne. È il genere femminile che più spesso usa il termine "mammo". Rivendicazione di una prerogativa esclusiva? Disorientamento? Paura del confronto? Non lo so. Quello che so è che se dobbiamo compiere questa importante rivoluzione culturale dobbiamo farlo insieme: uomini e donne, padri e madri.

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  3. Dopo aver letto il post e i commenti (interessantissimi) mi è venuta voglia di aggiungere qualcosa, non per concludere ma per rilanciare. Dalle parole di Alessandro sembra emergere la rivendicazione dell'uomo nei confronti dell'aver cura che appare, al mondo e agli occhi delle donne, una prerogativa squisitamente femminile. Non so fino a che punto sia determinazione fisica della maternità o l'influsso sociale e culturale ma di certo l'aver cura fa parte del ruolo della donna ed anche se le donne chiedono di aver le stesse opportunità dell'uomo certo non si sognano di rinunciare a questa loro caratteristica. Credo che in questo ci sia anche una forma sottile di esercizio del potere, un potere familiare che spesso è vissuto sottotraccia. Credo insomma che quando non si riesce a cambiare ruolo, sia esso maschile o femminile, ci sia dietro la paura di perdere un tipo di potere.
    Io non sono nè madre, nè moglie, ho quindi un'esperienza molto limitata di tutto questo, però sul lavoro ho avuto modo di conoscere un uomo che vive la sua mascolinità nell'aver cura e mi sembra una cosa molto bella.

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    1. Anche io ritengo che dietro ad ogni rigidità o rivendicazione ci sia la paura. L'uomo si nascondeva dietro la sua virilità per paura del confronto della donna. La madre si nasconde dietro la rigidità dell'esclusività del suo ruolo di cura per paura di perdere la sua identità. E le stesse paure si possono trovare nelle banali azioni quotidiane: chi guida quando si esce insieme? Chi cucina se siamo a casa entrambi? Chi lava e veste i figli? Superare la paura della perdita d'identità signifocherebbe acquisire una nuova identità, forse più completa.

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  4. L evoluzione storica dell' identità di genere degli uomini è strettamente correlata a quella dell' identità di genere delle donne : in merito questo
    aspetto non vi è alcun dubbio. Proprio per il suddetto motivo concordo pienamente con te allorché asserisci che per realizzare questa fondamentale rivoluzione culturale occorra la collaborazione, la cooperazione, l impegno di entrambi i generi!!
    Ogni rivoluzione culturale implica un cambiamento : senza il cambiamento non si assisterebbe ad alcuna rivoluzione. Nel caso specifico il cambiamento deve necessariamente coinvolgere uomini e donne, in caso contrario quella che tu giustamente definisci complessa rivoluzione culturale non si potrebbe compiere.
    Quando sottolineo quanto sia determinante rompere quei rigidi schemi mentali in cui la stragrande maggioranza delle persone si trova intrappolata, o ampliare i propri orizzonti per aprirsi a nuove prospettive di vita, o ancora liberarsi dagli stereotipi che la società ci impone, mi riferisco inevitabilmente ad entrambi i sessi perché solo così è possibile conseguire questo ambizioso obiettivo, quello per l appunto di una rivoluzione culturale.

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