mercoledì 15 agosto 2012

La poesia del lavoro educativo

IL MIO LAVORO

Con quali parole descriverò il mondo
Di chi non ha parole?
Posso dare un nome
A ciò che vedo
E vedo sguardi, sorrisi,
occhi spalancati,
sopracciglia aggrottate,
mani che afferrano,
mani inerti, senza forza,
corpi curvi, nascosti al mondo,
corpi mobili, senza posa e senza strada,
Non sono parole di un libro che leggo
Ma echi che risuonano
dentro di me.
Accolgo quelle parole mute
E solo allora sono in grado
D’intenderne il  riflesso,
e inizio a dare forma a ciò che è
senza forma,
che è quello che le parole fanno.
E inizio a dare senso a ciò che sembra
(ma solo sembra)
Senza senso.
Perché le loro tristezze
Assomigliano alle mie tristezze,
come le loro gioie
assomigliano alle mie gioie,
i loro dolori ai miei.
Perché i nostri cuori sono fratelli
sotto lo stesso cielo.

di Laura

La difficoltà della professione educativa sta nel cogliere le risonanze degli altri in noi. La sofferenza, la solitudine, le difficoltà che i nostri utenti provano si rispecchiano in noi e aprono porte che a volte sarebbe meglio lasciar chiuse.
L'educatore deve sapere che queste porte si aprono, non averne paura ed entrarci, per guardare cosa c'è dentro e rileggerlo in un'ottica nuova.
Solo sperimentando questa opportunità su di sé potrà poi proporla in modo costruttivo agli altri, dimostrando in prima persona che è possibile entrare in quelle porte senza uscirne con le ossa rotte.
Solo allora l'educatore sarà davvero agente di cambiamento per gli altri.
E avrà adempiuto al suo compito.

C'è chi ha la possibilità di effettuare questo percorso in gruppo, in équipe, con il supporto di un supervisore esterno (professionista o meno) e chi si deve arrabattare a trovare nuove soluzioni (http://labirintipedagogici.blogspot.it/2012/07/leducatore-solitario-nuove-prassi-di.html): l'importante è che questo lavoro su di sé venga fatto.
Gli strumenti sono innumerevoli, alcuni vengono trattati in questo blog, altri li stiamo sperimentando, altri ancora sono (purtroppo) a noi al momento sconosciuti.
Solo una cosa non va dimenticata: occorre trovare il senso e dare un senso!

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
V.Rossi

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