domenica 12 agosto 2012

Saremo pronti? Genitori quarantenni tardo-adolescenti.

Sabato sera. Ora dell'aperitivo. Mi ritrovo con moglie, figlia ed amici a bere qualcosa in attesa di andare in pizzeria.
Sono in un classico bar del lungolago luinese: sgabelli all'aperto, sullo sfondo il lago incorniciato dalle montagne e incastonato in un bel cielo azzurro che - essendo estate - ancora non si appresta a scurirsi. Le barche ormeggiate, i motoscafi che sfrecciano, gli ultimi bagnanti (tedeschi, per lo più, che si godono il sole fino al suo ultimo raggio) che si preparano malvolentieri a tornare a casa.


Intorno a me - ovviamente - un mucchio di gente.
Normale, dato che è sabato sera e che è estate.
Mi guardo in giro e, come sempre, scruto con interesse l'umanità che mi circonda. 
Vedo pochi giovanissimi e tanti (quasi tutti) più o meno coetanei. Molti quarantenni che, come me, si godono un aperitivo. Qualcuno in compagnia di amici, altri con la compagna-moglie-fidanzata, alcuni con figli. 
Piccoli i figli, tutti in età prescolare.
Quindi la domanda - nella mia mente - sorge spontanea: quarantenni con figli piccoli (se ne hanno) che bevono un aperitivo il sabato sera corrispondono a tardo-adolescenti non ancora cresciuti?
I miei genitori (e tutti quelli dei miei coetanei) a quest'età età avevano figli già adolescenti, già "licenziati" dalla scuola media, alcuni al liceo, altri magari già inseriti nel mondo del lavoro. 
Una delle bambine più grandi di questo scorcio di società (mia figlia) a settembre andrà a scuola, la maggior parte sta ancora nel passeggino.
E i miei genitori il sabato sera non andavano certo a bere l'aperitivo, al massimo una passeggiata per un gelato dopo cena. Ma proprio al massimo. Solo d'estate.
Sulla crisi dei quarantenni, sull'allungamento dell'età adolescenziale (fino ad età imbarazzanti, visto che si parla di ultratrentenni) hanno già parlato, scritto e commentato.
Ma io ci sono in mezzo. Nel senso che faccio parte di questo target e in questo target ci vivo.
Cosa differenzia quindi la realtà dalle pagine e pagine scritte su questo fenomeno dai massmediologi?
Come siamo arrivati a questo punto e dove stiamo andando?
Ho sempre creduto che il rallentamento del processo di crescita e autonomizzazione della mia generazione fosse imputabile alla generazione precedente: genitori che non hanno avuto la possibilità di vivere la loro adolescenza, che sono stati costretti a crescere in fretta e cominciare ad arrangiarsi presto, che hanno formato una  famiglia molto giovani. E che hanno risentito di questa mancanza e si sono ripromessi che i loro figli non avrebbero dovuto "patirla". 
E si sono impegnati in questo: hanno permesso che noi studiassimo, che ci divertissimo, che andassimo in vacanza, che scoprissimo il mondo... tutte cose che a loro non erano permesse. 
Ma tutto questo a cosa ha portato? A quelli che, un "simpaticissimo" ex-ministro, ha definito bamboccioni.
Ad aggravare questa situazione ci si è messa anche la crisi economica: ai giovani che, lavorando ma abitando ancora con i genitori si dedicava alla bella vita, si è aggiunto il fatto che i soldi a disposizione non sono molti e quindi anche per coloro che vorrebbero uscire dal nido famigliare raggiungere l'autonomia diventa ancora più complesso.
Ma la responsabilità non può essere solo della generazione precedente, perché noi ci abbiamo messo del nostro: non ci è dispiaciuto viaggiare, studiare, sognare... mentre qualcun altro si preoccupava di tirare avanti il carro del ménage economico-familiare.
Tutto questo, a livello educativo, a cosa ha portato?
Appunto ad una generazione di tardo-adolescenti che stentano ad essere autonomi, che ritardano il più possibile il momento in spiccare il volo, che diventano genitori con 10 o 15 anni di ritardo rispetto a prima, che non prendono seriamente gli impegni presi, che si separano o divorziano continuamente.
I nostri figli si trovano quindi a crescere con degli adulti di riferimento "vecchi" - a volte single o con famiglie allargate - e saranno adolescenti quando noi andremo in pensione (se ci andremo... perché una delle ripercussioni di questa crisi economica è proprio che ci toccherà lavorare fino a 80 anni).
Noi quarantenni saremo pronti ad educare i nostri figli? Avremo le energie fisiche e la prontezza psicologica per affrontare questo compito?
Io credo di si, perché la storia è fatta di equilibri.
I nostri genitori hanno "patito" delle mancanze e ci hanno viziati, a noi toccherà trovare il giusto mezzo ed educare la prossima generazione in un modo differente.
Occorre solo che ci accorgiamo, tra un aperitivo e una vacanza, che abbiamo un compito. Importante.

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