venerdì 3 agosto 2012

To care: la "lezione" di un poeta



Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. 
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, 
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. 
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, 
dalle ossessioni delle tue manie. 
Supererò le correnti gravitazionali, 
lo spazio e la luce 
per non farti invecchiare. 
E guarirai da tutte le malattie, 
perché sei un essere speciale, 
ed io, avrò cura di te. 
Vagavo per i campi del Tennessee 
(come vi ero arrivato, chissà). 
Non hai fiori bianchi per me? 
Più veloci di aquile i miei sogni 
attraversano il mare. 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. 
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza. 
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi, 
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. 
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. 
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. 
Supererò le correnti gravitazionali, 
lo spazio e la luce per non farti invecchiare. 
TI salverò da ogni malinconia, 
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te... 
io sì, che avrò cura di te
(F. Battiato)


Ho sempre avuto una particolare passione per il testo di questa canzone perché - secondo me - rappresenta molto bene il ruolo dell'educatore.
Non ho mai capito se l'autore (il poeta!) l'avesse scritta pensando ad un amore o ad un figlio.
Ma ho sempre voluto leggerla, ascoltarla e interpretarla come il messaggio di un educatore (o di un genitore) verso un educando (o un figlio).
"La cura": ciò che ogni educatore deve fare verso i suoi pupilli.
Non nel senso del curare, come se si parlasse di una malattia, di un sintomo o comunque di un qualcosa di negativo.
Inteso come "prendersi cura di...".
In questa differenziazione di senso gli inglesi ci vengono incontro aiutandoci con una varietà linguistica fondamentale: il verbo "to cure" significa letteralmente "curare" (in gergo medico, inteso come cura di un sintomo) mentre il verbo "to care" vuol proprio dire "prendersi cura".
Prendersi cura a livello globale - sistemico - di un essere umano è il compito dell'educazione che non può essere intesa come un'azione da effettuare solo in presenza di una difficoltà. Il processo educativo è presente in maniera costante nella nostra vita, sia in senso transitivo (educare) che intransitivo (essere educato). Si tratta infatti di un processo circolare in cui si è di volta in volta educatore ed educando: mai avere la presunzione che il nostro ruolo sia attivo e quello dei ragazzi (o utenti) sia passivo.
Un vero educatore sa che da ogni relazione educativa può apprendere qualcosa, e farne tesoro per sé stesso e per le successive interazioni sociali.
E questo l'ho imparato sia nel mio ruolo di educatore che in quello di padre.


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